Campanili Verdi



Repetita (et exempla) iuvant



Minimo promemoria per le conferenze sulla Laudato si'

LAUDATO SI’: REPETITA (ET EXEMPLA) IUVANT

Minimo promemoria affinché le conferenze sulla “Laudato Si’” non restino soltanto una dotta esibizione di scienza teologica ma siano anche un’esperienza di concreta coerenza che cominci “da subito” a convertire nei fatti chi vi prende la parola, chi le organizza e chi ascolta.

 

«Evangelizzate, se necessario “anche” con le parole». Questo ammonimento rivolto da San Francesco ai suoi frati mi è venuto in mente al momento di accingermi a scrivere questa nuova pagina di Campanili Verdi suscitando in me il dubbio: come si fa a non usare le parole nella collaborazione con un periodico?

Ho poi pensato all’invito rivolto da Papa Francesco ai delegati riuniti a Parigi a fine 2015 per la Conferenza sul Clima a ricordarsi che dalle loro decisioni, che devono trasformarsi in azioni, dipendono le sorti della nostra “casa comune”, delle generazioni future e dei poveri che, già oggi, non hanno risorse adeguate per adattarsi alle conseguenze delle modificazioni climatiche già in atto.

Infine ho ricordato le numerose dotte conferenze e giornate di studio e riflessione sulla Laudato si’ che, ottima cosa, si moltiplicano nelle parrocchie e diocesi italiane.
A diverse di queste ho preso parte di persona, traendone beneficio intellettuale e spirituale. Vi ho però trovato anche conferma di quanto scrivevo in questa rubrica il mese scorso in relazione allo strabismo ben espresso dal motto latino “video meliora proboque, deteriora sequor”.
Infatti, la mia esperienza diretta mi ha permesso di ascoltare belle parole, teologicamente ben fondate, sulla necessità di custodire e coltivare rispettosamente la Creazione.
Parole tuttavia immediatamente contraddette dal recarsi all’appuntamento in auto anche quando è praticabile l’alternativa dei mezzi pubblici o della bicicletta, dal tenere le luci accese in sala, e magari le tende chiuse, col sole che risplende fuori dalle finestre ed, ancora, dall’offrire ai relatori acqua minerale in bottiglia (di plastica) - invece che “imbroccare” quella pubblica - da sorseggiare in bicchieri anch’essi in plastica usa e getta, preferiti a quelli riutilizzabili in vetro (peraltro più eleganti e con i quali si fa anche una figura migliore con i propri ospiti).

In più di un’occasione, essendo in rapporti di confidenza con gli organizzatori, ho suggerito loro di fare attenzione ad evitare di cadere in queste, pur minime, incongruenze. Confesso che nel farlo mi sono sentito in imbarazzo, tanto sono banali. Purtroppo il tentativo, per lo più, non è stato coronato dal successo atteso.

Perché questo accade? Mi sono chiesto. Non certo per cattiveria o deliberata incoerenza. Credo la cosa dipenda dal fatto che è sempre più facile additare quel che devono fare gli altri o la società in generale, rispetto all’adottare in prima persona comportamenti che ci richiedono un seppur minimo sforzo, anche soltanto organizzativo, che costringe a cambiare le nostre abitudini. Ma se non ci si “allena” nel piccolo come si può pensare di arrivare a risolvere i problemi planetari?

Tornando al principio di questo articolo allora comincio a dire quel che, nel minimo specifico ambito al quale ho accennato, mi sforzo di fare io e che magari i lettori possono decidere di “copiare”.

Come relatore, quando sono chiamato ad intervenire ad incontri pubblici porto sempre con me in borsa un bicchierino di alluminio da utilizzare se l’organizzazione non ne ha previsti in vetro.
Faccio lo stesso quando partecipo ad iniziative al termine delle quali è previsto di offrire ai partecipanti un rinfresco e, se ne vengo a conoscenza in tempo utile, mi permetto di suggerire agli organizzatori di evitare stoviglie usa e getta.

Quando l’organizzatore sono io, per le bevande mi porto da casa i bicchieri in vetro - che mi sono procurato e conservo appositamente in cantina - e le brocche necessarie e, per la parte “mangereccia”, chiedo a chi prepara le cibarie di predisporre un buffet con prodotti che si possano facilmente tenere in mano su un tovagliolino di carta.

Sono solo piccoli esempi ma ho potuto verificare direttamente che funzionano. La vista del mio bicchiere in alluminio e la spiegazione del motivo per cui l’ho con me, suscitano immediata simpatia ed apprezzamento nell’uditorio, che ascolta con più attenzione le mie argomentazioni e torna a casa con ben impresso nella memoria un gesto concreto al quale ancorarle. (*)

Per quanto riguarda invece i miei “ospiti” valga per tutti l’esempio di un paio di cori alpini che hanno potuto meglio assaporare il buon vino offerto loro senza il “retrogusto” triste della plastica dei bicchieri da buttare.
Il fatto che poi i bicchieri di vetro che questi “rudi montanari” si trovavano in mano fossero decorati con i personaggi dei cartoni animati (ne avevo recuperati di quelli vinti con i punti da amiche con bambini piccoli) li ha, anzi, divertiti ed indotti a proseguire la serata con un surplus di canti fuori programma!

Nel mio piccolo, quindi, oltre a guadagnarci altra bella musica, ho sottratto qualche stoviglia di plastica dalle discariche, risparmiato un poco sull’energia necessaria per produrle e smaltirle ed evitato, seppure per un’infinitesima frazione percentuale, di contribuire all’incremento complessivo dell’inquinamento e della temperatura del pianeta ed alle rispettive conseguenze sulla vita quotidiana di tutti noi abitanti di questa meravigliosa Terra che Dio ci ha donato. È già una soddisfazione: provare per credere!

Giovanni Guzzi, dicembre 2015
© Riproduzione riservata
Rilanciato da L'Amico del Clero, febbraio 2016

(*) Aggiornamento aprile 2019
Nel maggio 2016 avevo incontrato un gruppo di giovani per un pomeriggio di riflessione sui temi della Laudato si'.
Il mese seguente Davide mi scrive che ormai si porta sempre il suo bicchiere anche in mensa.
Nel marzo dell'anno successivo, al termine della Messa di Papa Francesco al Parco di Monza, fra la folla che sfila verso l'uscita incrocio Giulia che mi riconosce e mi saluta: "tu sei quello del bicchiere!".
Pochi giorni fa, durante una giornata diocesana dedicata alla Laudato si' a Milano, uno dei corsisti, Michele, mi dice "ma noi ci siamo già visti" e poi ricorda l'episodio del bicchiere e mi racconta che da quel giorno in tutte le sue attività di educatore invita i suoi ragazzi a portarselo "è una cosa così semplice".
Stesso giorno, attraverso via Larga e incontro Paolo, responsabile di ACR, che a sua volta ancora ricorda gli esempi concreti che avevo loro fatto, mettendoli direttamente in pratica per primo io stesso.
Purtroppo nella sala del Centro Ambrosiano card. Schuster dove ho ritrovato Michele non si trovava invece l'interruttore delle luci: così la nostra giornata intenzionata a salvare (nel nostro piccolo) il mondo, con le luci inutilmente accese visto il sole fuori dalle finestre, ha viceversa dato una ulteriore, seppur minima, spinta al pianeta verso il disastro ambientale di cui già risentono i popoli più poveri della terra, ed un poco cominciamo a soffrire anche quelli più ricchi.

 

Approfondimenti ed ulteriori informazioni su queste tematiche sono pubblicati sul portale www.rudyz.net/campaniliverdi
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Giovanni Guzzi è ideatore e curatore di Campanili Verdi, più info >>>
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