Campanili Verdi



Troviamoci sotto l'albero di Chico (ma non solo suo)



Il tiglio di piazza Fontana a Milano... per i popoli d'Amazzonia che difendono la foresta

C’è un legame fra uomini e alberi di cui non abbiamo razionale coscienza ma del quale, tuttavia, tutti percepiamo la forza. È una consapevolezza che viene spesso soffocata da convenienze ed interessi più immediati e di altra natura ma che, prima o poi, sempre riemerge. E con essa l’affetto per gli alberi cui siano legati nostri particolari ricordi.
Non è per caso, quindi, che una delle scelte più frequenti per conservare la memoria di persone care è quella di dedicare loro un albero o un giardino. Iniziativa sempre da tutti apprezzata e di cui ogni città ha molteplici esempi.

Il discorso vale anche per Milano ed, in particolare, per un tiglio. È una specie di albero di cui la metropoli vanta molti esemplari: lungo le alberate che costeggiano le sue strade, nelle piazze, nei suoi parchi…
Ma questo di cui sto scrivendo si distingue già per la posizione ed il contesto in cui si trova: in pieno centro, a pochi passi da piazza Duomo, isolato in un’aiuola periferica di piazza Fontana.

Sembra quasi fuori posto, fisicamente presente ma con l’aria di essere rivolto altrove e, quasi, di trovarsi a disagio in un luogo al quale ha difficoltà a legarsi. Un luogo accanto al quale la vita scorre frenetica, fra l’andirivieni dei tram sferraglianti, l’impazienza degli automobilisti, le moto che zigzagano veloci…
Anche i passanti si ha l’impressione che con i propri sguardi lo attraversino senza nemmeno notarlo, quasi fosse trasparente.
Ed invece, questo albero, meriterebbe non solo di essere adeguatamente valorizzato ma anche una sosta ed un pensiero.

È stato piantato il 18 marzo del 1989 in uno spazio verde fra un passaggio pedonale e la strada.
Al suo piede è posto una sorta di cippo a forma di strana palla, non abbastanza strana, forse, per incuriosire i lavoratori frettolosi o i turisti che hanno lo sguardo rivolto in alto: alla Madonnina che già si intravede!
Pur passando frequentemente in zona mai mi è capitato di trovarvi davanti qualcuno intento a leggerne i caratteri incisi sulla lapide che ne motiva il significato: “Questo tiglio vive per ricordarvi Chico Mendes e i popoli d’Amazzonia, che hanno difeso e difendono la grande foresta e questa nostra piccola Terra”.

Chi c’era, il giorno della sua messa a dimora, ricorda ancora la pioggia torrenziale che accompagnò l’avvenimento. In un certo senso anche il cielo, a suo modo, così come i promotori dell’iniziativa, voleva, commemorare Chico Mendes: un piccolo indio di 44 anni assassinato sulla soglia di casa, il 22 dicembre 1988, dai sicari dei latifondisti che volevano costruire una strada attraverso la foresta Amazzonica.
Francisco “Chico” Alves Mendes Filho era un uomo dallo sguardo buono, figlio di seringueiros. A nove anni anche lui imparò il mestiere di raccoglitore della gomma, più tardi imparò a leggere e scrivere… e cominciò la sua azione di resistenza pacifica contro la distruzione della foresta che ai seringueiros consentiva di procurarsi il necessario per vivere.
Divenne un simbolo internazionale. La sua lotta originariamente sindacale si trasformò in una grande iniziativa internazionale che gli valse, nel 1987, il premio Global 500 per la tutela dell’ambiente. Per questo venne chiamato a Washington a parlare al Congresso degli Stati Uniti d’America. Vi andò con il vestito prestato da un amico. L’anno dopo venne ucciso.

Immediatamente dopo la sua morte in tutto il mondo fiorirono iniziative in suo onore ed a favore degli abitanti della foresta. Purtroppo però gli entusiasmi della prima ora si affievoliscono e così, oggi, anche Chico Mendes e la sua proposta sono forse un po’ dimenticati. Lo dimostra lo stato di manutenzione della lapide.

Forse però è giusto così. È lo specchio dell’insufficiente attenzione di chi la pose e forse l’ha dimenticata, di chi vi passa accanto di fretta senza dedicarvi neppure uno sguardo o, se lo fa, pochi passi dopo scaccia questa idea fastidiosa.

Forse, perché risplenda come è giusto che sia, occorre che, oltre all’albero, cresca di pari passo anche la nostra sensibilità per la persona cui è stato dedicato ed i suoi ideali.

Provo allora, da queste pagine elettroniche, a lanciare una proposta che potrebbe aiutare la causa.
Almeno in occasione di ogni anniversario della morte di Chico Mendes, si metta in atto la minima manutenzione necessaria a rendere più leggibile la lapide affinché, assieme alla presenza nobile e silenziosa del monumento vivente cui si accompagna, possa meglio richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e suscitarne un maggiore impegno per il mondo in cui viviamo.

Con alcuni amici stiamo pensando di farlo grazie ad una piccola iniziativa per ricordare pubblicamente Chico e, nel suo nome, tutti coloro che mettono a rischio la propria vita per la salvaguardia dell’ambiente e, così facendo, permettono il sussistere delle condizioni che assicurano la vita a tutto il genere umano (leggi in fondo).

Per restare in Brasile, fra i tanti mi limito a citare alcuni altri casi dei quali sono a conoscenza:

suor Dorothy Stang, assassinata nel 2005;

 

Zé Claudio (Claudio José Ribeiro da Silva) e la moglie Maria Do Espirito Santo Silva uccisi nel 2011 (proprio il 24 maggio, giorno in cui è stata promulgata la recente Ecoenciclica di Papa Francesco Laudato si’);

 

 

Ambrosio Vilhalva, leader indigeno e protagonista del film “Birdwatchers – La terra degli uomini rossi”, ucciso nel 2013.

 

E ancora, Damiana (foto in basso): come Ambrosio anch’essa appartenente al popolo Guaranì e da tempo nel mirino dei sicari, che già le hanno ucciso tre figli, perché impegnata con la sua comunità nel cercare di tenersi stretta una minuscola porzione della propria terra ancestrale: tutto ciò che rimane di quella che un tempo era una rigogliosa foresta, oggi distrutta dall’agricoltura industriale.

Giovanni Guzzi, agosto 2015

 

PS

Purtroppo non si tratta di vicende circoscritte ad un passato ancorché recente.

Venerdì 28 agosto, nemmeno due giorni dopo aver pubblicato questa pagina, leggo a pagina 12 sul quotidiano Avvenire che Raimundo Santos Rodrigues, ambientalista e volontario dell'Istituto Chico Mendes per la preservazione dell'Amazzonia, è stato ucciso nella riserva di Gurupi nello stato brasiliano del Maranhão.
Maria da Conceicão Chaves Lima, sua moglie, che al momento dell'agguato viaggiava in moto con lui, è in ospedale in fin di vita.
Come altri ambientalisti brasiliani Raimundo era da tempo nel mirino dei sicari  per le sue denunce contro i taglialegna illegali e per difendere 100 famiglie della comunità Brejinho das Onças dalle mire di un latifondista che voleva incamerarne le terre.
Spero di poter presto pubblicare qui almeno la notizia che Maria è sopravvissuta.

 

 

ECCO COSA VORREMMO FARE

Giovanni si impegna a portare lo straccio per ripulire la lapide sotto il tiglio, Lorenzo con la Open Mouth Blues Orchestra porteranno la musica della loro potente sezione fiati.
Chiunque volesse aderire, privato o associazione, semplicemente partecipando o anche con proposte e disponibilità a collaborare all’organizzazione scriva QUI.

In questa stessa pagina si pubblicheranno le eventuali adesioni pervenute da parte di Associazioni e si aggiornerà l’attuale bozza di programma di quello che vorremmo organizzare.

Giorno: 22 dicembre
Ora: da decidere (si accettano proposte da chi sarebbe intenzionato a partecipare)
Luogo: accanto al tiglio di Chico Mendes in piazza Fontana a Milano

Cosa si farà?
Pulizia della lapide ed un po’ di musica blues.

Durata: 15’

Eventuali altre proposte…

 

Iniziativa di Giovanni Guzzi con

Comitato per il Tram (Cusano Milanino - MI)
Open Mouth Blues Orchestra (Cusano Milanino - MI)
Sonia, Fabio e Matilde (Concorezzo - MB)
Gabriele Bovi (Figino Serenza - CO): Caro Giovanni, sono contento di avere "scoperto" questa storia che non conoscevo sul tiglio di Chico Mendes in piazza Fontana; da amico dell'Amazzonia e della sua gente mi congratulo per l'iniziativa che proponete per il 22 dicembre e chissà che non riesca anche a partecipare.
Benedetto Pallotti (Cusano Milanino - MI)
 

Chiunque altro voglia aggregarsi

 

AGGIORNAMENTO 2016

Buone notizie: non sappiamo se sia stato fatto per iniziativa autonoma oppure sotto la spinta di quanto presentato in questa pagina… quello che conta è che il 5 marzo 2016, abbiamo verificato di persona che la lapide in piazza Fontana sotto il tiglio in onore di Chico e dei Popoli d’Amazzonia è stata finalmente ripulita a dovere.
Segno che è ancora viva la memoria riconoscente per il loro coraggio.