Giovanni



Ci fidiamo di te, Umberto



Predica e saluto di don Armando Cattaneo al funerale di Umberto Guzzi, un ricordo di Nice e un pensiero di don Angelo Zorloni

CI FIDIAMO DI TE, UMBERTO

Predica e saluto di don Armando Cattaneo al funerale di Umberto Guzzi, 11 febbraio 2020, chiesa Regina Pacis in Milanino - un ricordo di Nice e un pensiero di don Angelo Zorloni

 

Saluto di don Armando

Celebrare il funerale in chiesa testimonia il desiderio di non vivere da soli questo momento di dolore, di dispiacere, ma di viverlo insieme, perché vivendolo insieme sembra di portare un po’ meglio la croce. Ma credo soprattutto che sia il desiderio di pregare, di unire la nostra preghiera personale con quella di tanti altri e di rinnovare la nostra fede nella resurrezione, e questo è l’ABC del motivo per cui siamo qui.
Ecco, per tutti questi motivi diciamo: “Signore, ti raccomandiamo Umberto, ci mettiamo tutto il nostro cuore in questa celebrazione. Tu fai in modo che Umberto lasci il segno anche dentro di noi”.
Ora, con l’acqua del battesimo aspergeremo la salma, e con l’incenso ricorderemo che appunto è figlio di Dio. Tutte e due questi segni, battesimo e incenso, dicono: “Sei figlio di Dio”, come ciascuno di noi!

Preghiamo!
O Dio nostro Padre, unica fonte di grazia, tu hai disposto che al nostro fratello Umberto nella sua vita terrena non mancasse il dono della fede e della speranza; adesso concedigli di gustare la gioia piena del tuo eterno amore.
Per Gesù Cristo tuo figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.
AMEN!

 

Predica di don Armando

Sia lodato Gesù Cristo!

Prima di tutto ringrazio il parroco, don Giampaolo, che mi ha accolto qui, in questa occasione. Poi sono contento che celebriamo insieme con don Paolo, prete cresciuto in questa parrocchia, e con don Danilo, che testimonia per Giovanni la vicinanza della parrocchia sorella: quella di San Pio X in Cinisello Balsamo. Pensate che è qui con noi, davvero con tutto il cuore, anche don Walter Cazzaniga, che per un incredibile incastro in questo momento sta celebrando un altro funerale nella mia parrocchia a Saronno (ci siamo proprio incrociati) e mi ha detto: “Don Armando, mi raccomando, dillo alla gente perché avrei voluto anch’io essere lì”; però non si può essere da tutte le parti.

La prima cosa che mi viene a mente è, carissimi… figlio, figlia, moglie di Umberto, che coraggio a scegliere le stesse letture di oggi, della Madonna di Lourdes, avete scelto le letture del giorno, ma che coraggio perché c’è il Magnificat! E non è così scontato che in un momento in cui stiamo accompagnando per l’ultimo viaggio una delle persone più care della nostra vita, o il papà o il marito, ci venga in mente di recitare, di leggere il Magnificat.

Eppure forse è proprio la scelta migliore.
Non so voi, ma io (che pure non so quanti funerali abbia celebrato nella mia vita) al momento del funerale entro sempre in chiesa con un punto di vista molto umano, cioè molto cupo. Cioè si viene e si ha addosso il dispiacere, c’è poco da fare! Perché umanamente ti mancano le persone.

Si entra, almeno io entro, sempre con un peso sul cuore. Poi, non si riesce a capire come, ma appena cominci ad ascoltare la Parola di Dio, la Parola di Dio ha questa forza incredibile, che ti alleggerisce il peso, e pian pianino respiri più profondamente e poi riesci perfino a provare insieme col dolore, che non va mai via, perché non è una cosa superficiale il dolore per la mancanza di una persona cara, ma insieme con il dolore che non va via provi dentro anche, è quasi imbarazzante dirlo, GIOIA; una cosa che non si capisce come avvenga, che non viene da noi, che non è forza nostra.

È proprio la Parola di Dio che ti apre, ti squaderna il cuore, che ti fa respirare e ti da profondità, si parla di eternità: e allora dico, che senso ha che tu Dio sia Eterno se poi vuoi stare Eterno per conto tuo. Tu sei Eterno perché vuoi tirare dentro noi nella tua Eternità, cioè nella tua gioia infinita, nella tua vita infinita.

Altrimenti che senso avrebbe! Che gioia potremmo dare noi dicendo ad un altro “Ah io devo campare mille volte più di te!”. Non ci prenderei gusto a campare mille volte più di te senza di te! Ho bisogno di vivere con te! E se Dio vive in eterno vuole vivere con noi la sua eternità. Ma che razza di amore sarebbe il suo se dicesse “Vivo la mia eternità per i fatti miei. Voi morite che vado avanti io a vivere”. È chiaro che lui ci vuole tirare dentro nella sua eternità. Sennò non sarebbe PADRE.

Allora veniamo qui e ci si allunga la prospettiva di una vita che va al di là delle nostre misure, delle nostre dimensioni. E allora veniamo qui e sentiamo la Parola di Dio e sentiamo che anche le nostre preoccupazioni, che anche qui, ognuno ha le sue e sono vere, non è che sono finte preoccupazioni o cose da niente: il Signore non sottovaluta le prove, non sottovaluta le fatiche della vita.

E se ognuno di noi le sue preoccupazioni le prende sul serio, nello stesso tempo Lui le porta con noi e ci fa sentire la gioia della sua presenza, della sua compagnia, quella che per noi adesso rimane molto velata. Infatti dicevo che ogni volta che mi ripresento in chiesa per un funerale riparto sempre dal velo, dal peso dall’oscurità della vita vissuta solo da un punto di vista umano, orizzontale, e poi invece si apre nella luce, nella profondità… Ecco allora questo mi sembra che sia l’enorme dono della nostra fede, enorme, infinito dono della nostra fede.

Lui, dicevo. Lui lo vediamo in un modo sempre un po’ oscuro, queste dimensioni che stavo dicendo, adesso Umberto se le sta godendo, inizia a goderle senza limiti, senza questa oscurità, senza queste incertezze che noi dobbiamo continuamente superare ogni volta.
Allora, mentre siamo qui che preghiamo il Signore per lui, ci viene spontaneo pregare anche lui, perché lui interceda presso il Signore per noi. Umberto! Guardaci in faccia tutti, siamo qua, ci hai portato qua tu! Adesso datti da fare… datti da fare! Allora chiedi al Signore un po’ di serenità: serenità per tua moglie, serenità per tua figlia, serenità per tuo figlio, serenità per i tuoi cari, serenità per tutti noi che in fondo in tanti modi diversi ti vogliamo bene, certo ognuno alla sua maniera.

Mi impressiona sempre il Magnificat, perché è una profezia: questa ragazza, Maria, che guarda avanti e davvero sfonda il tempo. “Le generazioni mi chiameranno beata”. Cioè lei ormai è dentro ad una dimensione che non finisce più. Lei sa benissimo che finirà materialmente: il Signore le ha dato anche la grazia di essere assunta in cielo con il suo corpo, però, insomma, lei sapeva che sarebbe dovuta morire. Quindi nella sua generazione, e invece NO: tutte le generazioni mi chiameranno beata!

E poi vede un mondo nuovo.
C’era l’altro ieri, nella prima lettura di Isaia, quella frase “Io faccio nuovi cielo e terra”: ecco lei lo vedeva questo mondo nuovo, questi cieli nuovi e terra nuova in cui ci sarebbe stata finalmente giustizia, in cui i potenti sarebbero stati buttati giù dal trono e gli umili innalzati.

E io credo che fra le tante cose, le tante passioni, ma passioni nel senso bello del termine, di Umberto, ci sono dentro anche queste, cioè questa passione per il bene comune, COMUNE;
credo che lui non abbia mai considerato solo il bene suo personale o il bene solo della sua famiglia, dei suoi cari, NO!

Si è sempre battuto per il bene di tutti, di tutti quelli che poteva, in mille modi, e in particolare sui temi dell’ambiente! Ma questa era veramente profezia, come dicevo prima di Maria, che era profetessa in questo recitare il Magnificat, nel prospettare questo mondo nuovo che suo figlio Gesù avrebbe realizzato…

E anche lui guardava all’ambiente un pochettino prima, qualche mesetto prima, della Greta... qualche mesetto? Qualche decennio prima: è incredibile! (leggi di più: Care amiche e amici che avete a cuore la mia salute >>>).

E poi si dedicava al bene della sua città, al bene delle persone che incontrava.
Io - qualche volta ci siamo visti a casa sua, qui a Milanino - se avevo in mente una cosa e gliela dicevo poi ero finito. Perché poi lui davvero si interessava e mi diceva “potremmo fare così…” cioè era diventata sua!
Se io avevo un sogno, un progetto, una cosa che pensavo interessante, lui la faceva subito sua e “se la cacciava” più di me! INCREDIBILE!

E poi, non lo so, da quello che ho sentito si occupava anche di una casa di riposo (leggi di più: Non essere autosufficiente >>>). Ogni cosa che si faceva era sempre troppo poco, perché aveva davvero questo senso di servizio, questo senso di voler ricolmare di beni gli affamati, di non lasciare indietro nessuno… in qualche modo forse sentiva di poter dare una mano al Padre eterno, nel suo piccolo, come nel nostro piccolo dovremmo dare tutti una mano.

Il Signore ora lo sta accogliendo con un abbraccio grandissimo, il più dolce degli abbracci che possiamo immaginare, e noi sappiamo che lui sta facendo per noi la più bella di tutte le sue preghiere, perché adesso davvero sa cosa deve chiedere. Noi chiediamo al Padre eterno un sacco di cose senza sapere se ci fanno bene. È un po’ come un bambino che chiede alla mamma di continuare a mangiare la cioccolata e poi gli fa male la pancia. La mamma gli dice di no.
E qualche volta noi facciamo così con il Padre eterno: gli chiediamo cose che tu sai Dio Padre che non mi fanno bene.

Adesso lui non sbaglia più, perché chiederà a Dio solo le cose che ci fanno bene. Ci fidiamo di te Umberto!

don Armando Cattaneo, Milanino, chiesa Regina Pacis, 11 febbraio 2020
(grazie a Cristina Favari per la trascrizione e Lino Sanfilippo per la registrazione)

 

Un ricordo di Umberto

La signora Nice, mi ha chiesto di dire qualche parola da parte sua per ricordare il marito Umberto,
e io mi farò portavoce dei suoi pensieri.

Umberto ha manifestato una grande passione per la Natura fin da giovane,
come ha dimostrato la scelta di iscriversi alla facoltà di geologia,
passione che condivideva con Nice,
nell'amore comune per la montagna e per le passeggiate all'aperto.

Ma tutto ciò non è stato un interesse superficiale e temporaneo:
Umberto si è dedicato, fino agli ultimissimi giorni della sua vita,
alla tutela e alla salvaguardia del Creato e di tutto ciò che lo rende casa comune per noi e per tutte le creature che vi abitano
.

Il Gruppo Naturalistico della Brianza, di cui faceva parte, era un segno ed un esempio del suo impegno
per trovare una convivenza pacifica tra tutti i viventi che popolano questo pianeta.

Ora che Umberto ha lasciato questa nostra casa comune per la quale ha tanto lavorato,
è importante che altri prendano il suo testimone e continuino da dove lui si è fermato,
per portare avanti concretamente e non solo a parole
gli ideali ai quali il nostro caro Umberto ha dedicato tutta la vita.

Perciò siano anche nostre le parole di don Primo Mazzolari: “Noi ci impegnamo” (leggi di più >>>).

Nice Ognibene Guzzi

 

Un pensiero di don Angelo

Carissimo Giovanni,

voglio farmi vicino a te in questo momento di dolore e di speranza in cui la tua famiglia vive la morte del tuo papà. La concomitanza con la celebrazione della liturgia coi malati mi impedisce di essere accanto a voi, ma la preghiera per te, la mamma e tua sorella non è mancata questa mattina e non mancherà questo pomeriggio.

Papà è in mani buone, ora. Vede faccia a faccia quel Verbo di cui ha nutrito la sua vita, partecipa di quello Spirito che ha ascoltato per essere un uomo giusto, assapora la tenerezza del Padre nella cui casa ora entra.

Raccogli la sua eredità, fa memoria di tutti i gesti di bene che hanno segnato la sua vita: sono i semi di una pianta i cui frutti ora assapora lassù. È la promessa di Gesù, di lui ci fidiamo. Questo non toglie il dolore, ma lo rende umano.

Sii vicino alla mamma: da lei si stacca un pezzo di carne, lei che è stata una “carne sola” con lui e la vostra tenerezza di figli è vitale: solo chi ama non passerà mai.

La speranza è il nome con cui i discepoli di Gesù vivono il dolore. Vivilo anche tu così.

Con un abbraccio fraterno a tutti voi.

Don Angelo Zorloni, Bresso 11 febbraio 2020