L'Eclettico



Impressioni di settembre



La Natura della Musica a MiTo 2017

L'ECLETTICO - web "aperiodico"

IMPRESSIONI DI SETTEMBRE

La Natura della Musica a MiTo 2017


FIOR DA FIORE
Non è facile cogliere "fior da fiore"
in una rassegna con a tema la Natura nella Musica e così ricca ed articolata come è MiTo SettembreMusica anche quest'anno. Tuttavia ci proviamo, evidenziando sul programma generale (riportato più sotto per intero) gli appuntamenti che più troviamo vicini alla nostra personale sensibilità e, di quasi tutti, anticipando sintesi dalle note di sala e la scaletta musicale che sarà eseguita.
Per chi se li perdesse ne scriveremo su questa pagina, come minimo in fotoservizio. Compatibilmente con i limiti fisici determinati dal fatto che non possediamo il dono dell'ubiquità né il teletrasporto.
Però abbiamo la bici, che non è poi così da meno sulle brevi distanze: come sono quelle che separano le sedi dei concerti a Milano... città per di più senza salite!

PRESENTAZIONI E TELEFONIA MOBILE
Graditissime lo scorso anno,
tornano ad essere riproposte le brevissime presentazioni dei concerti, a proposito delle quali ci permettiamo soltanto un'osservazione (non musicale).
Quando richiama il pubblico a spegnere i cellulari, l'ottima Gaia Varon, con imbarazzo, premette sempre espressioni come "scusate se vi tedio" e simili.
Se, in linea di massima, chi si rende conto di tediare il prossimo dovrebbe astenersi dal farlo, nel caso specifico le sue raccomandazioni sono viceversa encomiabili (come abbiamo a nostra volta sottolineato in Che spettacolo: emergenze sentimentali - leggi di più >>>) perciò fa soltanto bene a dire quel che dice.
Forse (anzi, senz'altro) è un tedio per lei dover continuamente ripetere questa filastrocca, ma non è colpa sua se, purtroppo, è ancora più che necessario insistere perché ancora troppi non la ascoltano e non si adeguano.
Purtroppo non lo si fa altrettanto sistematicamente in altre iniziative musicali e la differenza (rispetto a MiTo) si nota, come abbiamo rilevato in Al concerto: effetti collaterali - leggi di più >>>).
Ma non ci arrendiamo alla maleducazione e, da parte nostra, anche noi non demordiamo proseguendo, nel nostro piccolo, in questa sfida contro l'imperante superficialità.
Ineluttabile solo all'apparenza perché abbiamo fiducia che, infine, la vittoria sarà nostra!

ELOGIO DEL PERSONALE DI BIGLIETTERIA E "TUTTO ESAURITO"
Chiunque organizzi eventi pubblici, e specialmente quando si tratta di arte e cultura, è sempre ben felice di fare il “tutto esaurito”.
Meno felice, si capisce, è chi resta fuori. Così capita che, per la delusione, se la prenda con gli addetti alla biglietteria, senza troppi riguardi, almeno nell’episodio di cui siamo stati testimoni.
Se di quanto avviene sotto le luci del palco scrivono in tanti, meno frequente è che si dedichi almeno qualche riga alla categoria di operatori dello spettacolo che fa il “lavoro sporco” “in trincea” e, per il pubblico, è il volto dell’organizzazione indipendentemente dall’effettivo ruolo che in essa riveste e dal potere decisionale che le compete.
Vogliamo dunque farlo qui, innanzitutto per dire che, nella nostra ormai non trascurabile esperienza di sale da concerto e “botteghini” in genere, se la cortesia è un tratto distintivo comune a tanti, un’efficienza ed una precisione del personale di biglietteria come quelle riscontrate nel corso delle ultime edizioni di MiTo Settembre musica (2016 e 2017) non ci era mai successo di sperimentarle prima.
Senza entrare in dettagli che pur abbiamo notato già dallo scorso anno, ma sui quali qui non ci dilunghiamo, dichiariamo invece la nostra ammirazione per la pazienza dimostrata nello spiegare, innumerevoli volte e con calma olimpica a chi non voleva sentire ragioni, che “Tutto esaurito” vuol dire che i biglietti disponibili sono stati venduti tutti ed è inutile aspettare un titolo di accesso che non sarà mai disponibile. Se non nel caso in cui il suo possessore non si presenti di persona in teatro a regalarlo ad eventuali interessati. E proprio di un regalo deve trattarsi, aggiungiamo noi, perché rivenderlo potrebbe esporre al reato di bagarinaggio: pratica notoriamente vietata.
Perché, è bene saperlo, “in sala il pubblico può entrare solo con un documento fiscalmente valido”. A chi vi ha poi notato posti vuoti, che “è stato un peccato” lasciare tali, occorre rispondere che, anche se il suo "proprietario" non si è presentato, non è evidentemente possibile vendere di nuovo una stessa poltrona.
Non padroneggiando la normativa che regolamenta queste questioni non ci addentriamo in ulteriori considerazioni limitandoci ad apprezzare la correttezza di chi la conosce meglio di noi, e la rispetta: un ottimo esempio che auspichiamo sia seguito anche in altri ambiti.

Giovanni Guzzi, settembre 2017
Fotoservizi di Mario Mainino su www.concertodautunno.it
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DOVE È ANDATO L'ECLETTICO

Lunedì 04 Settembre

Piccolo Teatro Studio Melato
LA NATURA ARTIFICIALE DI VIVALDI
Modo Antiquo
Federico Maria Sardelli, flauto traversiere e direttore
Musiche di Antonio Vivaldi, Giovanni Stefano Carbonelli

L’ottetto d’archi barocco Modo Antiquo, con Federico Maria Sardelli come direttore e flauto traversiere solista ha proposto un programma quasi interamente dedicato al genio italiano di inizio settecento Antonio Vivaldi. Sei brani, interrotti solo dalla Sonata seconda in re minore di Giovanni Stefano Carbonelli, hanno condotto il pubblico in un percorso dedicato al tema del festival, la natura che, nei primissimi, razionalissimi anni del Settecento, è oggetto di ogni genere d’attenzione e di dissertazione, mentre la naturalezza diventa fine di ogni arte. Vivaldi, baroccamente, crea una finta natura: estremo artificio formale mascherato da gesto normale e spontaneo.

Attore assoluto e protagonista persistente di tutta la serata è il concerto solista. Questa forma, prefigurata da Giuseppe Torelli, proviene dal concerto grosso – il concerto barocco per eccellenza – nel quale a turno diversi strumenti avevano la parte solista. Con Vivaldi uno strumento spicca su tutti, diventando il protagonista, mentre il resto della compagine lo accompagna. Diventerà la modalità concertistica prediletta nel periodo classico. Vivaldi, in questo senso, è uno degli iniziatori, con Haydn, del Classicismo.

Di Vivaldi sono stati eseguiti il Concerto in la minore per due violini e archi da L’estro armonico op. 3 n. 8 RV 522°, la Sonata in sol maggiore per violino, violoncello e basso continuo RV 820, il Concerto in re minore per violino, archi e basso continuo RV 813 (ms. Wien, E.M.), il Concerto in sol maggiore per flauto traversiere, archi e basso continuo RV 438, la Sonata in re minore per due violini e basso continuo op. 1 n. 12 RV 63 “La follia” e il Concerto in mi minore per violino, archi e basso continuo da La Stravaganza op. 4 n. 2 RV 279.

Spazio anche per Giovanni Stefano Carbonelli, allievo dello stesso Vivaldi, di cui ci sono pervenute soltanto le sue sonate per violino (il suo strumento) e basso continuo. Emigrato a Londra, il “Carbonèo” (questa la traslitterazione del suo cognome, di origine francese, in veneziano) ebbe inoltre il merito di portare in Inghilterra lo stile unico e poi imitatissimo del Prete Rosso, contribuendo alla diffusione della sua musica in Europa.

Il contributo musicologico da cui attinge questo testo, edito sul programma di sala, è a cura di Federico Capitoni.

 

Basilica di San Marco
IL DILUVIO
La Cappella Mediterranea
Choeur de Chambre de Namur
Leonardo García Alarcón, direttore
Michelangelo Falvetti
Il diluvio universale,
oratorio per soli, coro e orchestra

Nella cornice sacra della Basilica di San Marco, MITO SettembreMusica ha proposto una serata biblica. In programma Il diluvio universale, oratorio per soli, coro e orchestra composto da Michelangelo Falvetti nel 1682, tratto dal racconto biblico che occupa il settimo e l'ottavo capitolo della Genesi. Sotto la direzione dell’argentino Leonardo García Alarcón, il potente oratorio è stato interpretato dall’ensemble La Cappella Mediterranea e dal coro belga Namur Chamber Choir.

Da poco riscoperto, l’oratorio racconta i quaranta giorni e le quaranta notti di pioggia e tempesta divine che ricoprirono, nel racconto della Genesi, la superficie terrestre fino alle vette più alte. L’oratorio dà voce e suono a Noè, interpretato dal tenore Valerio Contaldo, a sua moglie Rad, il soprano Mariana Flores, alla allegorica Giustizia divina, il contralto Evelyn Ramirez Nuñoz, a Dio, interpretato dal basso Matteo Bellotto; e ancora a La Natura Humana, Caroline Weynants, soprano, a La Morte, Fabián Schofrin, controtenore, e agli elementi naturali: L’Acqua, interpretata dalla soprano Amélie Renglet, Il Fuoco, Thibaut Lenaerts, tenore, e La Terra, Sergio Ladu, basso. Un ruolo determinante nell'insieme ha infine avuto Keyvan Chemirani alle percussioni: zarb, oud, darf.
Il concerto propone l’opera di un “compositore ingiustamente dimenticato”, come spesso sono definiti quei musicisti riportati alla luce dopo secoli di buio. Una riscoperta iniziata nel dopoguerra che ha portato ad una vera e propria rinascita della “musica antica”. Scoperte che continuano a stupire come quella che ha tolto la polvere dallo spartito suggestivo del Diluvio Universale.

Michelangelo Falvetti, nato nel 1642 in una cittadina della cui esistenza si potrebbe dubitare, Melicuccà (oggi in provincia di Reggio Calabria) e morto nel 1697 probabilmente a Messina, è stato avvolto dalla più assoluta oscurità fino al 2010, quando Leonardo García Alarcón, alla testa della Cappella Mediterranea e del Chœur de Chambre de Namur, ne ha favorito la riscoperta grazie a numerosi concerti e registrazioni discografiche. Il suo Diluvio Universale nasce tra le mura di una Messina contesa tra Spagnoli e Francesi, stremata dalle continue rivalità interne. Scritto, per quanto riguarda il testo, dal letterato Vincenzo Giattini e stampato dall’editore trapanese Barbera nel 1682, ottiene un immediato, trionfale successo perché viene considerato una metafora della brutale repressione subita dalla città ad opera degli spagnoli. È, però, soprattutto un prodotto della più raffinata propaganda cattolica firmata Controriforma.

Gli studi compiuti da Fabrizio Longo hanno accertato che il Diluvio Universale «è l’unica testimonianza giunta fino a noi di una composizione messinese seicentesca di così grandi dimensioni e per un organico così ampio da comprendere solisti, orchestra e coro».

Il contributo musicologico da cui attinge questo testo, edito sul programma di sala, è a cura di Andrea Banaudi.

 

Martedì 05 Settembre

Teatro Litta
UNA TROMBA SULL’ACQUA
Simon Höfele, tromba
Magdalena Müllerperth, pianoforte
Musiche di Arthur Honegger, George Enescu, Maurice Ravel, Olga Neuwirth, Gabriel Parès, Richard Strauss, Philippe Gaubert, Franz Schubert, Theo Charlier
Fotoservizio >>>

Teatro Out Off
ARCADIA
I Musici di Santa Pelagia
Maurizio Fornero, maestro concertatore al cembalo
Musiche di Alessandro Scarlatti, Arcangelo Corelli

 

Mercoledì 06 Settembre

Basilica di San Marco
NATURALE, SPIRITUALE
Collegium vocale et instrumentale
Nova Ars Cantandi
Giovanni Acciai, maestro di concerto
I madrigali di Monteverdi con i testi di Aquilino Coppini

Naturale, Spirituale ovvero i Madrigali di Claudio Monteverdi “convertiti a lo divino”. Quindici componimenti nati dalla vena compositrice di Monteverdi e qui riproposti in una versione mutata, spirituale e religiosa, opera di Aquilino Coppini, intellettuale al servizio del Cardinale Borromeo. Con il suo Collegium vocale et instrumentale Nova Ars Cantandi, il maestro e suo fondatore Giovanni Acciai ha accompagnato il pubblico in un viaggio dal passato al presente, intrapreso con rigore filologico e la più aggiornata prassi esecutiva. Professore emerito di Paleografia musicale nel Corso di Musicologia al Conservatorio di Milano, Acciai ha fondato il Collegium vocale et instrumentale Nova Ars Cantandi nel 1988, con lo scopo di offrire un’interpretazione rispettosa dei grandi capolavori della musica polifonica rinascimentale e barocca.

Il madrigale è il protagonista assoluto della serata, in 15 sue declinazioni. Forma musicale che è, prima di tutto, espressione poetica il  madrigale ad essa adegua il tratto melodico, sonoro e musicale. In questo Monteverdi, nato nel 1567 e morto a Venezia all’età di 76 anni, fu uno dei compositori più moderni e innovativi della storia musicale. Sperimentatore instancabile, la sua opera ha segnato il passaggio dal Rinascimento al Barocco incarnando al tempo stesso, in maniera esclusiva e inestricabile, l’atmosfera cortigiana e riservata propria del mondo delle corti cinquecentesche.

I brani in programma sono, però, il frutto di un’operazione compiuta dal coltissimo latinista Aquilino Coppini ad inizio Seicento, che hanno radicalmente trasformato il contenuto poetico dei madrigali naturali ed arcadici di Monteverdi. Le onde, gli uccelli, i ruscelli, sono diventati testi devozionali. La lingua volgare è stata sostituita da quella latina. Un’operazione che per noi oggi lederebbe l’integrità dell’opera, ma che per l’uomo cinquecentesco significava la conferma del primato della poesia sulla musica. Un travestimento spirituale e raffinato per far gustare alla società ecclesiastica del tempo il fascino e la bellezza di un repertorio che altrimenti le sarebbe stato precluso e che Federico Boromeo ebbe modo di utilizzare, e forse anche di far eseguire, nel Duomo di Milano.

Non muta, invece, il carattere emotivo delle composizioni: affetti, drammi, angosce, paura, amore, morte. Una musica, quella del “divinissimo Claudio”, dall’inteso effetto evocativo, capace di meravigliare e di suscitare palpabili emozioni. Una musica, scrive Giovanni Acciai, “che ci fa entrare in un mondo che non avevamo mai conosciuto prima; una musica che desidera, che interroga, che si sgomenta, che è felice; una musica che, ascoltandola, ci solleva verso l’alto, in un luogo dove non avremmo mai immaginato di poter giungere: quello dello spirito”.

Il contributo musicologico da cui attinge questo testo, edito sul programma di sala, è a cura di Giovanni Acciai.

 

Teatro Dal Verme
FIUMI, RUSCELLI E CAMPAGNE
Orchestra del Teatro Regio
Gianandrea Noseda, direttore
Musiche di Antonín Dvořák, Bedřich Smetana, Ludwig van Beethoven

Il programma del terzo appuntamento sinfonico di MITO SettembreMusica 2017 al Teatro Dal Verme è stato un trionfo del tema naturalistico, scelto come filo conduttore dell’intera edizione del festival. Protagonisti le atmosfere bucoliche, i paesaggi e gli elementi arcadici tratteggiati da alcune fra le più celebri ed evocative composizioni della storia della musica classica. Sul palco, l’Orchestra del Teatro Regio, diretta dal maestro milanese (più precisamente di Sesto San Giovanni) Gianandrea Noseda, uno dei più importanti direttori d’orchestra della sua generazione, dal 2007 alla guida dell’orchestra torinese, dal 2016, Direttore ospite principale della London Symphony Orchestra e Cavaliere Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana, per il suo contributo alla diffusione della cultura musicale italiana nel mondo.

Il programma musicale, intitolato Fiumi, ruscelli e campagne è all’insegna della musica descrittiva, reinventata dal genio romantico di Ludwig van Beethoven, nella sua Sinfonia n. 6 in fa maggiore op. 68,  Pastorale, eseguita a fine serata. La Pastorale è la più eccentrica ed enigmatica tra le Sinfonie del compositore tedesco, nato a Bonn nel 1770. “Sinfonia caracteristica”, come scrisse lo stesso Beethoven, non è lontana dalla cosiddetta musica a programma, con i cinque movimenti accompagnati da brevi didascalie. Ricca di simbologie e d’imitazioni evocative – come l’imitazione del canto degli uccelli, della pioggia che cade o della tempesta che imperversa – in questa sinfonia Beethoven ricrea la “finzione” del mondo pastorale e, per non sbagliare, aggiunge la celebre annotazione “Sinfonia pastorella – mehr Ausdruck der Emp ndung als Malerei” (più espressione del sentimento che pittoricismo).

Il concerto è stato invece aperto da Holoubek (La colomba selvatica), poema sinfonico op. 110 di Antonín Dvořák (1841-1904), che svela l’irresistibile attrazione del compositore boemo per il mondo della letteratura romantica, in un contesto sempre più segnato dalle aspirazioni indipendentiste e nazionaliste. Con Holoubek, Dvorak si dedica alla musica a programma, componendo un ciclo di poemi sinfonici ispirati alle leggende del folklore boemo. La storia racconta di una giovane moglie che avvelena il marito, per poi risposarsi. Una colomba selvatica intona, però, tutte le sere un lugubre canto sulla tomba del primo consorte ucciso, finché la colpevole, tormentata dal rimorso, si toglie la vita. Elemento essenziale: la marcia funebre in do minore, di cui forse si ricorderà Mahler stesso, nella sua Quinta Sinfonia.

A completare il programma, Vltava (La Moldava), poema sinfonico di Bedřich Smetana (1824-1884), che deriva il suo nome dal fiume che bagna Praga. Ne La Moldava, tratta dal ciclo Má vlast, La mia patria, scritto tra il 1872 e il 1879, Smetana dipinge un ampio affresco della sua terra e della tradizione boema a cui era profondamente legato. Utilizza la musica popolare, dà spazio alla polka, che per Smetana racchiude lo spirito della musica ceca, richiama motivi fiabeschi e temi narrativi tipici del folklore boemo, come l’episodio del convegno notturno delle ninfe. Costante l’uso di elementi descrittivi nella rappresentazione musicale dell’acqua, come le guizzanti sestine di biscrome che si propagano come onde all’intera orchestra. Fino al tema principale, la celebre melodia del fiume, che ha garantito all’opera un posto fisso nel repertorio.

Il contributo musicologico da cui attinge questo testo, edito sul programma di sala, è a cura di Oreste Bossini.

 

Giovedì 07 Settembre

Teatro della Cooperativa ore 21
DIE SCHÖNE MÜLLERIN
Franz Schubert
Die schöne Müllerin D. 795
Ian Bostridge, tenore
Julius Drake, pianoforte
Ingresso gratuito

Il concerto offre l’opportunità di ascoltare una vera e propria istituzione musicale nell’ambito dell’interpretazione del repertorio liederistico romantico. Ian Bostridge, studioso musicale, oltre che interprete vocale acclamato e raffinatissimo, assieme al pianista Julius Drake, storico comprimario di alcune delle più belle voci degli ultimi decenni, interpreteranno il ciclo di Lieder schubertiano Die schöne Müllerin.
 
In Die schöne Müllerin, il primo grande ciclo liederistico di Schubert, su testi di Wilhelm Müller, la poesia del paesaggio, tema privilegiato del Lied romantico, diventa elemento centrale. Già presente nel Wandrers Nachtlied, la compenetrazione tra il soggetto e la natura qui è tale da eleggere un elemento della natura, il ruscello, a vero a proprio alter ego del protagonista.  È il ruscello a indirizzare i passi del viandante verso il mulino dove egli incontrerà la giovane mugnaia, a farsi confidente delle sue pene d’amore così come ad accompagnarlo alla morte, facendosi carico di un’ultima, dolcissima consolazione.
 
La giovinezza – primavera di vita oltre che di natura – dell’aspirante mugnaio si coglie fin dall’inizio del ciclo, nel suo passo baldanzoso e nell’ottimismo del girovagare (Wohin?, n. 2), e con cui vive il primo incontro con la bella mugnaia (Am Feierabend, n. 5) e poi, ancora, nella timida impazienza con cui vorrebbe dichiararle il proprio amore (Ungeduld, n. 7) e nell’esplosione passionale di quel “Mia” (Mein!, n. 11) con cui si illude di essere ricambiato. Eppure, già alle soglie di questo culmine amoroso, nel Lied precedente, una premonizione di morte s’insinua in quell’allusione al modo minore di cui si fa carico il pianoforte (Tränenregen, n. 10), uscendo allo scoperto solo alla fine, questa volta anche nel canto, per fissarsi come stridente dissonanza nel postludio pianistico. Per trovare una svolta concreta nella trama bisogna attendere la comparsa del cacciatore e i prevedibili moti di gelosia da parte del viandante (nn. 14 e 15); e tuttavia, si può seguire nell’ascolto un percorso più interiorizzato, seguendo il sapore mortifero che, dopo Tränenregen, riemerge in Die liebe Farbe (n. 16), dove le parole assumono un tono di tragica ironia e l’ossessività di una nota costantemente ripetuta, nelle voci interne del pianoforte, contiene già qualcosa di definitivo. Sfoghi dolorosi (Die böse Farbe, n. 17) e momenti di desolazione (Trockne Blumen, n. 18) preludono allo scavo interiore di Der Müller und der Bach (n. 19), nella forma di uno scambio dialogico tra il soggetto e il proprio alter ego. E sono queste le ultime parole espresse dal viandante perché, nel Lied conclusivo, l’unico in terza persona, spetterà al ruscello, all’altra parte di sé, trasformare la morte in un abbraccio che fa sentire meno soli.
 
Commenta Bostridge “Schubert più degli altri, (“mi interessa”, ndr) per la reattività al testo che si esprime nella melodia come nell’armonia”. Schubert crea infatti figure musicali fortemente rappresentative, ma che hanno sempre l’allusività della metafora: non vi è dubbio che tanto il movimento del mulino (la figura circolare con cui si apre Halt!) che la corrente dell’acqua (le sestine di biscrome) restituiscano lo scorrere dell’esistenza verso la tragica conclusione. Talora l’invenzione musicale aiuta a individuare un personaggio, corroborando la teatralità che dà corpo all’ossatura narrativa di Die schöne Müllerin, che Müller volle definire un “monodramma” (il ciclo fu concepito quale serie di poesie pensate per essere rappresentate in forma drammatica, come occasione di intrattenimento per i giovani che frequentavano il salotto del consigliere segreto Stägemann).
 
Il contributo musicologico da cui attinge questo testo, edito sul programma di sala, è a cura di Laura Cosso.

PROGRAMMA
 
Franz Schubert  (1797-1828)
Die schöne Müllerin op. 25 D. 795
Das Wandern
Wohin?
Halt!
Danksagung an den Bach
Am Feierabend
Der Neugierige
Ungeduld
Morgengruss
Des Müllers Blumen
Tränenregen
Mein!
Pause
Mit dem grünen Lautenbande
Der Jäger Eifersucht und stolz
Die liebe Farbe
Die böse Farbe
Trockne Blumen
Der Müller und der Bach
Des Baches Wiegenlied

 

POI SI È SPENTA LA LUCE

Venerdì 08 Settembre

Biblioteca Ambrosiana ore 09:00
IL CANTO AMBROSIANO
CONVEGNO DI STUDI
Partecipano: Laura Albiero, Giacomo Baroffio, Gionata
Brusa, Giovanni Conti, Thomas F. Kelly, Claudio Magnoli,
Marco Navoni, Angelo Rusconi, Norberto Valli e altri in corso
di definizione.
Ingresso gratuito

Presso la Biblioteca Ambrosiana in Piazza Pio XI, si apre il convegno internazionale di studi dedicato al canto ambrosiano e alla sua tradizione. Musicologi di tutto il mondo approfondiranno la storia e le caratteristiche del canto ambrosiano, uno dei più significativi patrimoni culturali e spirituali della civitas ambrosiana. Al Convegno parteciperanno musicologi e studiosi quali Laura Albiero, Francesco Andreoni, Terence Bailey, Gionata Brusa, Jacopo M. Calloni, Giovanni Conti, Giulia Gabrielli, Laila Gagliano, Matteo Garzetti, Marco Gozzi, Thomas F. Kelly, Jakub Kubieniec, Alexander Lingas, mons. Claudio Magnoli, Stefano M. Malaspina, mons. Marco Navoni, Luca Ricossa, Angelo Rusconi, Fabio Stirpe e don Norberto Valli.

Il canto ambrosiano si manifesta come un vero e proprio crocevia di apporti provenienti da Oriente e da Occidente: la Gallia, la Penisola iberica, il mondo mediterraneo, Gerusalemme, l’Oriente greco e siriaco e Roma stessa sono i luoghi da cui Milano ha accolto testi, melodie e forme rituali, rimodellandole secondo il proprio stile. La stratificazione di queste molteplici influenze, articolate nel corso dei secoli, ha fatto sì che il repertorio musicale milanese conservi, fra l’altro, pezzi estremamente arcaici, risalenti ai primi secoli del culto cristiano, che costituiscono alcune fra le musiche più antiche d’Europa oggi documentate.

Il rito e il canto ambrosiano sono alcuni tra i più significativi patrimoni culturali e spirituali della Lombardia. Di ampiezza pari al gregoriano, il canto ambrosiano è l’unico degli arcaici repertori liturgici sopravvissuto nell’uso fino ai nostri giorni e annovera melodie considerate fra i più antichi esempi di musica della civiltà occidentale.

Negli ultimi decenni è stato studiato ed eseguito in tutto il mondo, attirando su di sé l’attenzione di numerosi studiosi ma non è stato altrettanto adeguatamente valorizzato nel suo territorio di origine. Il convegno e i due concerti ad esso collegati promossi da MITO sono dunque un’importante occasione di riscoperta, per riaccendere i riflettori su questo comune patrimonio della città e della Chiesa ambrosiana.

 

Chiesa del Santo Sepolcro ore 18
I VESPRI IN RITO AMBROSIANO
Vespri of the Nativity of the Virgin Mary
in rito ambrosiano tradizionale
More Antiquo
Giovanni Conti, direttore
Ingresso gratuito

In coincidenza con il convegno, la Chiesa di San Sepolcro ospiterà la celebrazione in rito antico dei Vespri della Natività di Maria, cantati dal gruppo elvetico More Antiquo diretto dal musicologo e gregorianista Giovanni Conti, discepolo del celebre gregorianista svizzero Luigi Agustoni.

I Vespri della Natività di Maria saranno proposti secondo il rito tradizionale, precedente all’introduzione della nuova liturgia elaborata dopo il Concilio Vaticano II. Sono uno dei momenti rituali più caratteristici della liturgia milanese. A Milano, la Natività di Maria si celebra con grande solennità perché è la festa del Duomo. Sembra che l’antica cattedrale invernale di Santa Maria Maggiore, che sorgeva sull’area attualmente occupata dal Duomo, fosse dedicata all’Assunta e, secondo alcuni studiosi, tale dedicazione sarebbe passata al nuovo tempio, cominciato nel 1386. I Vespri hanno inizio con un rito della luce di ascendenza ebraica, a cui segue una sezione salmodica, culminante con il cantico del Magnificat, durante il quale si svolge la grande incensazione dell’altare. Per concludersi con il rito della Benedizione eucaristica.


Piccolo Teatro Studio Melato ore 21
ACQUA E ACQUERELLI
Zee Zee, pianoforte
Musiche di Maurice Ravel e Franz Liszt, con la prima esecuzione in Italia di Eight Memories in Watercolor di Tan Dun
Posto unico numerato € 15

Sul palco una delle nuove star del pianoforte: Zhang Zuo, in arte Zee Zee, che proporrà un programma comprensivo di alcune delle più celebri pagine di repertorio dedicate all’acqua e i nuovi, delicatissimi acquerelli del compositore cinese Tan Dun.
Giovane e affascinante fuoriclasse della tastiera, nelle recenti stagioni Zee Zee si è esibita, tra le altre, con la BBC Symphony, con la BBC Philharmonic, la London Philharmonic, l’Orchestra Nazionale del Belgio, la Los Angeles Philharmonic, la Cincinnati Symphony, la Hong Kong Philharmonic, e la Shanghai Symphony Orchestra ed è stata diretta da importanti direttori quali Paavo Järvi, che di lei ha detto: «Zhang Zuo è una delle migliori e più appassionate pianiste che abbia mai incontrato». Il Los Angeles Times la ha dipinta come una potente, appassionante e avvincente rappresentazione di puro talento. Come avvenne per il celebre Lang Lang, Zee Zee ci proporrà un nuovo e intrigante approccio all’esecuzione alla musica stessa.

Non è un caso che, in programma, Zee Zee presenti a Milano gli acquerelli di Tan Dun (1957), Eight Memories in Watercolor, una raccolta portata all’attenzione del pubblico internazionale proprio dal celebre Lang Lang nel 2003 e che in questa occasione verrà eseguita da Zee Zee in prima assoluta in Italia. Otto piccoli pezzi pianistici nei quali l’elemento acquatico è l’assoluto protagonista, come accade in moltissima della produzione del compositore cinese. Tan Dun li compose quando si trasferì dal suo villaggio natale a Pechino per studiare musica, come fossero pagine di un diario, una collezione di schizzi della sua memoria di bambino. La peculiarità del tratto musicale di Tan Dun è nell’attenzione al timbro e nel valore della reminiscenza, che richiama motivi folkloristici ascoltati durante l’infanzia, temi tipicamente cinesi contaminati da vene debussyane e raveliane.

Il tema acquatico si ritrova anche nei due brani in programma firmati Maurice Ravel (1875-1937), Jeux d’eau, Giochi d’acqua e Gaspard de la nuit, dove il pianoforte diventa il liquido messo in moto dalle mani dell’interprete, e ogni tasto, ogni nota, sono gocce pronte a schizzare, evocando zampillanti e limpidi spruzzi, cascate, tuffi, impatti sulle rocce, immersioni. Ancora giochi d’acqua negli ultimi brani in programma: Les jeux d’eau à la Villa d’Este e Venezia e Napoli di Franz Liszt Liszt (1811-1886). Entrambi i brani sono tratti dal viaggio di Liszt in Italia e dal volume “Anni di pellegrinaggio” ad esso legato. Lo spettacolo visivo e, soprattutto, sonoro delle numerose e ingegnose fontane di Villa d’Este, a Tivoli, è celebrato da Liszt in una composizione pianistica molto colorata e spumeggiante, che mira a riprodurre il flusso ricco e variegato dell’acqua. Senza dimenticare che Liszt vedeva nell’acqua il significato religioso della purificazione.

PROGRAMMA

Tan Dun (1957)
Eight Memories in Watercolor
Missing Moon
Staccato Beans
Herdboy’s Song
Blue Nun
Ancient Burial
Floating Clouds
Red Wilderness
Sunrain
Prima esecuzione assoluta in Italia
 
Maurice Ravel (1875-1937)
Jeux d’eau
Gaspard de la nuit
Ondine • Lent
Le gibet • Très lent
Scarbo • Modéré

Franz Liszt (1811-1886)
Vallée d’Obermann
da Années de Pèlerinage. Première Annéè: Suisse
Les jeux d’eau à la Villa d’Este
da Années de Pèlerinage. Troisième Annéè
Venezia e Napoli
da Années de Pèlerinage. Deuxième Année: Italie


Teatro Ringhiera ore 21
IL RITMO DI VIVALDI
Sestetto Incamto
Musiche di Antonio Vivaldi
Ingresso gratuito

Sabato 09 Settembre

Teatro Dal Verme ore 17
BOSCHI FRANCESI
Orchestra I Pomeriggi Musicali
Alessandro Cadario, direttore
Gautier Capuçon, violoncello
Musiche di Claude Debussy, Camille Saint-Saëns, Gabriel Fauré, Nicolas Bacri, Maurice Ravel
Posto unico numerato € 5

Il programma di questo  concerto sinfonico pomeridiano in cartellone a MITO SettembreMusica 2017, sabato 9 settembre, al Teatro Dal Verme, ore 17 è dedicato al repertorio francese di fin de siècle, tra impeti tardo romantici e nuovi paradigmi sonori, e ad un protagonista della scena musicale nazionale odierna.
 
Interpreti del concerto, intitolato Boschi Francesi, l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali e il suo direttore ospite principale per la stagione 2017-2018, Alessandro Cadario, definito da Gustavo Dudamel “un’eccellente guida per l’orchestra, grazie al suo entusiasmo, alla sua precisione infallibile e alla sua profonda dedizione per la musica”. Svetta sulla compagine il violoncello Matteo Goffriller (del 1701) di Gautier Capuçon, alla sua seconda apparizione a MITO 2017, dopo il concerto cameristico in duo con Jérôme Ducros (il 6 settembre).

Il concerto sarà preceduto da una breve introduzione di Gaia Varon.
 
Il programma si snoda tra capolavori pionieristici della nuova modalità di concepire funzione armonica, coloristica, e timbrica che andava affermandosi tra fine Ottocento e inizio Novecento.  Ad apertura di programma, la composizione prototipica dell’impressionismo musicale, Prélude à l’Après-midi d’un faune (1894) di Claude Debussy, primo movimento di un’incompiuta suite (comprensiva anche di un Interlude e di una Paraphrase finale). Definito dall’autore un’“impressione generale del poema di Stéphane Mallarmé” (“poiché a seguirlo da vicino, la musica si sfiancherebbe come un cavallo da carrozza concorrendo per il Grand Prix contro un puro sangue”, prosegue con la consueta ironia Debussy, nelle sue lettere), fu coreografata e danzata da Vaslav Nijinsky per i Ballets Russes di Diaghilev a Parigi, nel 1912. Traspaiono nella tessitura orchestrale, come luce solare attraverso le membrana di chicchi d’uva sorbiti dal fauno, la natura e l’eros, veri protagonisti dell’intera vicenda poetica.
 
Il violoncellista, la cui maturità musicale è testimoniata dalle sue collaborazioni con alcuni dei mostri sacri del nostro tempo musicale, come Martha Argerich, Daniel Barenboim e Yuri Bashmet, eseguirà in prima battuta il Concerto per violoncello e orchestra n. 1 in la minore op.33 di Camille Saint Saëns. Scritto nel 1872, questo primo, importante lavoro sinfonico scritto per lo strumento in epoca romantica, dopo il Concerto di Schumann, nelle intenzioni del compositore volle essere un manifesto dell'arte strumentale francese, ispirato da uno spirito patriottico particolarmente acceso nel postbellum franco prussiano.
 
Ad apertura della seconda parte, l’Élégie per violoncello e orchestra op. 24, tra i brani più conosciuti del compositore fuori dalla Francia è rappresentativo, se non dell’intera opera di Fauré, della sua modalità, tutta francese, di contribuire al processo di erosione interna del sistema tonale, già portato all’esasperazione da Wagner.
 
La suite Ma mère l’oye, trascrizione sinfonica di Ravel delle sue cinque Pièces enfantines (1910) per pianoforte a quattro mani, dallo “stile semplice, ma dai mezzi espressivi raffinati” (Ravel), e come la Sonatine dedicata ai figli di Ida e Cipa Godebski, è abitata da personaggi fiabeschi, usciti dai racconti di Charles Perrault (Pavane de la Belle au bois dorman', Petit poucet), di Madame D’Olnoy (Laideronnette, impératrice des pagodes), mentre è di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont la fonte d’ispirazione de Les Entretiens de la Belle et la Bête.
 
Completa il programma il Largo Meditativo del compositore francese vivente Nicolas Bacri, una trascrizione per orchestra d’archi del terzo e ultimo movimento del suo Quatuor n.4 op.42 (1989-94/rev. 94-95), in prima esecuzione italiana in questa versione. L’opera, scritta per il quartetto Lindsay in omaggio a Beethoven, come attestano le plurime citazioni dalla sua Grande Fuga, è anche un “omaggio alla sua posterità, spiega Bacri, nella citazione di un gesto dal Quartetto n. 15 di Shostakovich, forse il più grande e geniale prosecutore di Beethoven”.
 
Nicolas Bacri, classe 1961, cui la critica internazionale riconosce un primato nella capacità di riconciliarsi con l’eredità compositiva tonale (ricollegandolo con Dutillieux e Messiaen), ma il cui stile tuttavia “rifugge da ogni etichetta” (Diapason), è stato allievo di Françoise Gangloff, Christian Manen e Louis Saguer (dal 1979). Ottiene il Premier prix del Conservatoire di Parigi nel 1983, dove i suoi maestri sono Ballif, Marius Constant, Nigg e Philippot. Durante la sua residenza all’Académie de France, a Roma (1983–5), incontra Giacinto Scelsi, di cui subisce l’influenza. Dal 1987, capo del dipartimento di musica cameristica di Radio France, dal 1991 si dedica interamente alla composizione. Raggiunge il culmine della sua prima fase con la stesura della prima Sinfonia (1983–4, dedicata a Elliott Carter), caratterizzata da un ancoraggio nell’estetica costruttivista post-Weberniana. Le sue successive composizioni, tra cui il Concerto per violoncello (1985–7, dedicato a Dutilleux), proseguono nella direzione di una continuità con la tradizione melodica, interrotta dalle avanguardie. Questo cambiamento di stile pone oggi Bacri in accordo con una certa l’estetica propria del suo tempo, caratterizzata da uno spirito di riconciliazione con la tonalità, prima sconosciuto. Ha ricevuto il Grand Prix dell'Académie du Disque (1993), e vari riconoscimenti dalla SACEM dall’Académie des Beaux-Arts (fonte: Oxford Dictionnary).
 
Il Festival delle Città di Milano e Torino, realizzato da I Pomeriggi Musicali di Milano e Fondazione per la Cultura di Torino con il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, è reso possibile anche grazie al prezioso contributo del partner Intesa Sanpaolo, che ha creduto al progetto sin dalla prima edizione, al sostegno di Compagnia di San Paolo e degli sponsor Pirelli e Fondazione Fiera di Milano.
 
Informazioni di biglietteria
La biglietteria di MITO SettembreMusica a Milano, presso il Teatro Dal Verme, in via San Giovanni sul Muro, 2 è aperta da martedì a sabato, con orario 11-19.
I tagliandi di ingresso dei concerti a ingresso libero saranno distribuiti contestualmente all'apertura della sala, presso la sede del concerto e fino a esaurimento dei posti disponibili. La distribuzione dei tagliandi inizierà 45 minuti prima dello spettacolo.
Informazioni: +39.02.87905201 – biglietteriamito@ipomeriggi.it
http://www.mitosettembremusica.it/biglietti/2017/milano-biglietteria.html

PROGRAMMA
Claude Debussy (1862 – 1918)
Prélude à l’après-midi d’un faune
 
Camille Saint-Saëns (1935 -1921)
Concerto per violoncello e orchestra n. 1 in la minore op. 33
Allegro non troppo - Allegretto con moto - Un peu moins vite
 
Gabriel Fauré (1845 -1924)
Élégie per violoncello e orchestra op. 24
 
Nicolas Bacri (1961)
Largo meditativo
PRIMA ESECUZIONE ASSOLUTA DELLA VERSIONE PER ORCHESTRA D’ARCHI
 
Maurice Ravel (1875 – 1937)
Ma mère l’oye
 
Pavane de la belle au bois dormant - Lent
Petit poucet - Très modéré (do minore)
Laideronnette, impératrice des pagodes - Mouvement de marche
Les entretiens de la belle et de la bête - Mouvement de valse modéré
Le jardin féerique - Lent et grave


Piazza del Duomo ore 21
LA NONA DEI RAGAZZI IN PIAZZA
Ludwig van Beethoven
Nona Sinfonia
Orchestra Giovanile Italiana
Coro Maghini
Daniele Rustioni, direttore
Claudio Chiavazza, maestro del coro
Ingresso gratuito

Nel 2016 furono più di venticinquemila i cittadini raccolti nei due cori formatisi in piazza del Duomo e in piazza San Carlo ed anche quest'anno gli stessi spazi simbolici delle due città del festival si trasformeranno, il 9 settembre a Torino e il 10 a Milano, in un gigantesco palcoscenico per MITO Open Singing: un evento in occasione del quale tutti potranno diventare cantori unendosi al coro-guida (il Coro Giovanile Italiano), e a mille coristi radunatisi in piazza, per intonare – grazie al fascicolo con le partiture distribuito gratuitamente – i brani in programma le cui partiture sono già disponibili online
www.mitosettembremusica.it/sites/mitosettembremusica.it/files/downloads/mito2017_songbook_online.pdf

Questi appuntamenti collettivi arriveranno al termine dei due “Giorni dei Cori” in cui ventinove ensemble, provenienti dall’Italia e dall’estero (come il Choeur National des Jeunes, portabandiera della Francia), si esibiranno in diverse zone delle città.
 
Puntando su questo straordinario momento di condivisione, la programmazione di MITO 2017 rilancia, incrociando negli stessi luoghi – stavolta il 9 settembre a Milano e il 10 settembre a Torino – un momento di ascolto collettivo che sicuramente “rinfrescherà” la percezione di uno dei capisaldi del repertorio: in programma infatti la Nona Sinfonia di Beethoven eseguita dall'Orchestra Giovanile Italiana, il Coro Maghini e i solisti dell'Accademia del Maggio Musicale Fiorentino (Chiara Mogini soprano, Giada Frasconi mezzosoprano, Rim Park tenore, Leon Kim baritono) diretti da Daniele Rustioni.
 
MITO Open Singing è aperto a tutti e tutti sono invitati a cantare insieme ai cantori impegnati nei concerti pomeridiani in 10 luoghi diversi delle due città. A fare da guida nelle piazze ci saranno il Coro Giovanile Italiano e Michael Gohl, direttore svizzero specializzato nel dirigere il pubblico, già animatore entusiasta dell’esperienza 2016; al pianoforte Loris Di Leo. In programma grandi classici del repertorio corale, da pagine cinquecentesche ai cori operistici di Verdi e Puccini, da Mozart ai Beatles; ciascun partecipante potrà ritirare gratuitamente il fascicolo con le partiture che sarà disponibile nelle piazze. Potrà partecipare anche chi non sa leggere la musica, chi si considera stonato o chi non è mai riuscito a vincere la timidezza: cantare fa bene al corpo e alla mente, e farlo tutti insieme è una piacevole scoperta. Un’occasione unica in Italia che, attraverso la forza di aggregazione del cantare insieme, rappresenta un momento di condivisione e partecipazione fra pubblico e appassionati, prima con l'esperienza fondamentale dell'ascolto pomeridiano fra sale teatrali e luoghi sacri, quindi con una condivisione gioiosa e senza barriere che solo il canto corale può produrre.
 
«L’anno scorso si è trattato di un esperimento: era la prima volta che un festival non specializzato decideva di dedicare due intere giornate, a Milano e a Torino, alla musica corale» – spiega il direttore artistico Nicola Campogrande. «E la prima volta che, inserendosi tra concerti sinfonici e serate cameristiche, si provava a cantare tutti insieme, in piazza del Duomo e in piazza San Carlo, con un coro guida e un musicista specializzato nel dirigere il pubblico. I numeri e la percezione diffusa tra i presenti di aver partecipato a qualcosa di bello, di civile, di importante, ci hanno dato ragione. E dunque, senza esitazione, abbiamo pensato di organizzare un nuovo Giorno dei Cori con il relativo Open Singing anche quest’anno, e di tornare a riunirci nelle due piazze per intonare insieme i brani scelti».
 
Gli eventi corali in piazza San Carlo a Torino e in piazza Duomo a Milano sono il momento culminante di due intensi pomeriggi in cui nelle due città risuoneranno le voci di oltre mille cantori. A Milano si comincia domenica 10 settembre alle ore 15. In 11 luoghi diversi si esibiranno 20 cori (di seguito l'elenco dettagliato) provenienti anche dall’estero, nel perfetto spirito ispiratore di MITO, non solo quindi nei soliti spazi della vita musicale ma anche in altri luoghi di aggregazione culturale delle città. Trecentomila persone, in Italia, cantano in coro, provano ogni settimana, tengono concerti e rendono più ricca la vita quotidiana di loro stessi e delle loro comunità: anche per questo il Festival ha deciso di dedicare nuovamente un’intera giornata al piacere di cantare insieme, con programmi che alternano repertorio sacro e profano, per bambini, brani di compositori viventi.
 
 L’organizzazione del “Giorno dei cori” è stata possibile grazie alla collaborazione della FENIARCO, la Federazione Nazionale Italiana delle Associazioni Regionali Corali.

Domenica 10 Settembre

Basilica di Sant’Ambrogio ore 12:15
MESSA IN LATINO E CANTO AMBROSIANO
Messa della seconda domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore.
Celebrazione in latino e canto ambrosiano.
Ensemble Organum
Marcel Pérès, direttore
Ingresso gratuito

Un’occasione unica per ascoltare il repertorio cantato della messa in rito ambrosiano.


Chiesa di San Gregorio Magno ore 15
IL GIORNO DEI CORI
Accademia Corale di Teleion
Luca Buzzavi, direttore
Vocalia Consort di Roma
Marco Berrini, direttore
Maurizio Manara, organo
Jasmina Capitanio, viola da gamba
Ingresso gratuito

Abbazia di Santa Maria Rossa in Crescenzago ore 15
IL GIORNO DEI CORI
Coro Desdacia Tellini di Sondrio
Diego Ceruti, direttore
Coenobium Vocale di Piovene Rocchette
Maria Dal Bianco, direttore
Ingresso gratuito

Teatro Leonardo ore 16
IL GIORNO DEI CORI
Accademia Corale di Lecco
Antonio Scaioli, direttore
Vokalna Akademija Ljubljana
Stojan Kuret, direttore
Aco Aleksander Biščevič, tenore
Sandra Štern, chitarra
Breda Zakotnik, pianoforte
Quartetto di corni di Ljubljana
Ingresso gratuito

Teatro della Cooperativa ore 16
IL GIORNO DEI CORI
Coro da camera Hebel di Saronno
Raffaele Cifani, direttore
Torino Vocalensemble
Davide Benetti, direttore
Ingresso gratuito

Piazza del Duomo ore 21
MITO OPEN SINGING
Per il gran finale del Giorno dei cori la cittadinanza è invitata a cantare insieme a mille coristi radunati, a un coro-guida sul palcoscenico e a un direttore specializzato nel dirigere il pubblico. In programma ci sono grandi classici e a ogni partecipante verrà distribuito gratuitamente un fascicolo con le partiture. Ma anche chi non sa leggere la musica, si considera stonato o non è mai riuscito a vincere la timidezza è il benvenuto: cantare fa bene al corpo e alla mente, e farlo tutti insieme è una bellezza.
Coro Giovanile Italiano
Michael Gohl, direttore
Loris Di Leo, pianoforte
Ingresso gratuito

Lunedì 11 Settembre

Basilica di San Marco ore 16
L'ORIGINE DEL MONDO
laBarocca
Ruben Jais, direttore
Ensemble Vocale laBarocca
Gianluca Capuano, direttore
Pärt Uusberg, The eternal dream
(Prima esecuzione assoluta)
Georg Friedrich Händel, Ode per il giorno di Santa Cecilia
Ingresso gratuito

Piccolo Teatro Studio Melato ore 21
PASSEGGIATE
Vikingur Olafsson, pianoforte
Musiche di Jean-Philippe Rameau, Louis-Claude Daquin, Maurice Ravel, Edvard Grieg, Robert Schumann, Johannes Brahms
Posto unico numerato 10€

Martedì 12 Settembre

Teatro Litta ore 17
AMERICHE
Novus Quartet
Prima esecuzione assoluta di Anatomy of an American dream, di Virginia Guastella, e musiche di George Gershwin, Heitor Villa-Lobos, Antonín Dvořák
Posto unico numerato € 5

Teatro Elfo Puccini ore 21
FUOCO
Orchestra Filarmonica di Torino
Giampaolo Pretto, direttore
Gabriela Montero, pianoforte
Musiche di Ludwig van Beethoven, Edvard Grieg, Igor Stravinsky
Posti numerati € 15

Mercoledì 13 Settembre

Piccolo Teatro Grassi ore 17
TRAMONTI SCANDINAVI
Trio Debussy
Marta Tortia, violino
Simone Briatore, viola
Olli Mustonen, Piano Quintet, prima esecuzione in Italia
Franz Schubert, Trio in mi bemolle maggiore op. 100
Posto unico numerato € 5

Palazzina Liberty ore 21
COME UN FIORE DI CAMPO
Allievi della Civica Scuola
di Musica Claudio Abbado di Milano
Pietro Modesti, direttore
Juan Gutiérrez de Padilla
Missa Ego flos campi
Ingresso gratuito

Chiesa di Sant'Alessandro in Zebedia ore 21
IMPRESSIONISMO MAGICO
Tallinn Chamber Orchestra
Estonian Philharmonic Chamber Choir
Risto Joost, direttore
Musiche di Arvo Pärt, Tõnu Kõrvits
Posto unico numerato € 15

Giovedì 14 Settembre

Teatro Litta ore 17
RADICI
Ödön Racz, contrabbasso
Stephan Koncz,violoncello
Musiche di Georg Friedrich Händel /Johan Halvorsen, Jean-Baptiste Barrière, Pablo Casals, Edgar Meyer, Luigi Boccherini, Alfred Schnittke, Gioachino Rossini, Nikolaj Rimskij-Korsakov
Posto unico numerato € 5

Conservatorio “G. Verdi” di Milano, Sala Verdi ore 21
PRIMAVERE
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
Semyon Bychkov, direttore
Kirill Gerstein, pianoforte
Musiche di Sergej Rachmaninov, Igor Stravinsky
Posto unico numerato € 20

Venerdì 15 Settembre

Basilica di San Vincenzo in Prato ore 16
NATURA MECCANICA
Ignace Michiels, organo
Musiche di Bedřich Smetana, Franz Liszt, Sigfrid Karg-Elert, Claude Debussy, Eugène Reuchsel, Théodore Dubois, Alfred Hollins, Flor Peeters
Ingresso gratuito

Piccolo Teatro Grassi ore 21
ARIA
Questo concerto è l’occasione per scoprire la fisarmonica, accompagnati dalla nuova stella mondiale del mantice.
Ksenija Sidorova, fisarmonica
Posto unico numerato € 10

Sabato 16 Settembre

Chiesa di Sant'Alessandro in Zebedia ore 16
DESERTO
Coro e Orchestra dell’Accademia del Santo Spirito
Ottavio Dantone, direttore
Carl Philipp Emanuel Bach
Die Israeliten in der Wüste, oratorio per soli, coro e orchestra H. 775
Ingresso gratuito

Conservatorio “G. Verdi” di Milano, Sala Puccini ore 21
IRLANDA E SCOZIA
Dorothée Oberlinger, flauto dolce
Vittorio Ghielmi, viola da gamba
Irish and Scottish airs, marches, jigs, reels and tunes
Posto unico numerato € 15

Domenica 17 Settembre

Basilica di San Marco ore 12
LA MESSA A QUATTRO DI MONTEVERDI
Musiche di Claudio Monteverdi, Claudio Merulo, Giacomo Antonio Perti, Antonio Lotti, Giuseppe Sarti
Maria Cecilia Farina, organo
Ghislieri Choir & Consort
Giulio Prandi, direttore
Ingresso gratuito

Teatro della Cooperativa ore 21
EVOLUZIONE
Quintetto di Ottoni dei Pomeriggi Musicali
Musiche di Marc-Antoine Charpentier, Antonio Vivaldi, Petr Ilič Čaikovskij, Edvard Grieg, Claude Debussy, Johann Strauss figlio, William Henry Krell, Harold Arlen
Ingresso gratuito

Lunedì 18 Settembre

Teatro Litta ore 17
AL QUADRATO
Juan Pérez Floristán, pianoforte
Musiche di Franz Liszt, Claude Debussy, Modest Musorgskij
Posto unico numerato € 5

Teatro Dal Verme ore 21
IMITAZIONI, CAPRICCI & STRAVAGANZE
Il Giardino Armonico
Giovanni Antonini, direttore
Musiche di Antonio Vivaldi, Tarquinio Merula, Dario Castello, Vincenzo Ruffo, Biagio Marini, Jan van Eyck, Isang Yun, Amico Dolci, Carlo Farina
Posto unico numerato € 15

Martedì 19 Settembre

Teatro della Cooperativa ore 21
TEMPESTE
Quintetto d’archi
dell’Orchestra Filarmonica di Torino
Musiche di Wolfgang Amadeus Mozart, Ludwig van Beethoven
Ingresso gratuito

Mercoledì 20 Settembre

Teatro degli Arcimboldi ore 21
LUCI
Filarmonica della Scala
Riccardo Chailly, direttore
Julian Rachlin, viola
Musiche di György Ligeti, Béla Bartók, Ottorino Respighi
Posti numerati € 25, € 30

MITO A MILANO - INFORMAZIONI TEL. 02.87905272

biglietteria:
per informazioni e sconti > biglietteriamito@ipomeriggi.it
per l’acquisto > biglietteria del Teatro Dal Verme, dal martedì al sabato, dalle 11 alle 19