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In piazza Scala il monumento a Giulio Ricordi



Ma di troppi monumenti Milano si dimentica

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IN PIAZZA SCALA IL MONUMENTO A GIULIO RICORDI

Ma di troppi monumenti Milano si dimentica


È partita la “riqualificazione” di Largo Ghiringhelli a Milano, la piazzetta antistante l’ingresso del Museo del Teatro alla Scala, sul suo lato sinistro per chi ne guarda il portico di ingresso. È stato detto che l’intervento è finalizzato a mettere in ordine una situazione “disordinata” anche a causa del posteggio di mezzi a due ruote che vi si trovava.

Il progetto di nuova sistemazione prevede, nei suoi aspetti più macroscopici, la collocazione di un monumento a Giulio Ricordi e di panchine che, per la loro disposizione, dovrebbero suggerire ai passanti l’analogia con i tasti di un pianoforte.

Siccome le nostre esperienze personali di “riqualificazioni” sono tutt’altro che positive, è naturale che anche l’annuncio di questa ennesima ci ha messi in allarme. Non si vuole passare per quelli sempre contro a tutto e, purtroppo, L’Eclettico non ha ancora l’autorevolezza e la diffusione necessarie per contrastare con qualche possibilità di successo simili interventi (ma, se i lettori ci sosterranno, in futuro potrebbe magari averla), però la prima domanda che ci si pone è: in un tempo di ristrettezze economiche per gli enti pubblici come l’attuale, questo lavoro (dal costo di € 20.000,00) era davvero così indispensabile?

Il monumento, di proprietà di Casa Ricordi e realizzato da Luigi Secchi negli anni Venti, oggi risulta collocato accanto all'ex ingresso dei Magazzini Ricordi all'angolo fra le vie Salomone e Cassio.
Un luogo semiabbandonato e non certo consono per l’esponente più di rilievo dell’omonima famiglia di editori milanesi e che pubblicò le opere dei maggiori musicisti italiani come Verdi e Puccini.
Riconosciamo che l'ipotesi di una sua ricollocazione accanto alla Scala non è disdicevole, visto che l'edificio che avrà alle spalle è proprio quello dove la G. Ricordi & C. aveva sede.
Però non siamo certi che l'angolo della piazzetta dove il progetto prevede di posizionarla si addica ad una statua pensata per un altro spazio e che, così all'aperto, potrebbe risultare "spaesata". Staremo a vedere.

Per quanto invece riguarda l’idea di collocarvi sedute che "richiamino i tasti del pianoforte" il commento più delicato che si possa esternare - evidentemente non solo nostro ma già condiviso da persone di cultura, inclusi musicisti - è definirla risibile ed infantile. Ma gli architetti di oggi (o almeno quelli incaricati delle opere pubbliche) sono davvero così poveri di idee? Ed oltretutto ignoranti: visto che La Scala è planetariamente nota per lo più per essere un Teatro d’Opera semmai avrebbero dovuto richiamarsi al canto.

Se quindi, su quanto finora descritto, il giudizio non è complessivamente positivo ma il danno potrebbe essere reversibile (se non pensiamo ai soldi spesi), il nostro timore principale, che purtroppo in pochi evidenziano, è quello per la pavimentazione.

Già, la pavimentazione. La piazzetta in questione è lastricata con pesanti e belle lastre in pietra che, in casi analoghi, sono state rimosse e portate chissà dove. Sperando almeno che qualcuno le abbia riutilizzate e non siano finite nelle discariche di inerti.
Al loro posto le nuove pavimentazioni, vuoi per il sottofondo di posa non realizzato con sufficiente cura e quindi disomogeneo, vuoi per l’insufficiente spessore delle lastre utilizzate, nel giro di pochissimo tempo (bastano poche settimane ed il passaggio o la sosta della ruota di un qualsiasi mezzo pesante: anche soltanto di quelli dello spazzamento stradale) si presentavano già spezzate in numerosi punti.
Di simili esempi Milano è ricchissima, a partire da piazza del Duomo, nonostante i numerosi rifacimenti, per passare poi a corso Garibaldi e corso Como e via dicendo.

"ELEMENTI" DI GEOLOGIA URBANA
Largo Ghiringhelli, ora transennato per lavori, è lastricato di granito bianco di Montorfano, mentre il percorso pedonale che ne fiancheggia il lato lungo è lastricato di porfido rosso di Cuasso al Monte.
Il sottoportico della Scala è in grandi lastre di granito bianco di Montorfano, tranne una lastra di serizzo e ghiandone (appena fuori del portico, sulla sinistra guardando il teatro, è di quelle molto grandi e spicca per il colore grigio).
A beneficio di chi fosse perplesso per questo accostamento fra una roccia metamorfica di origine sedimentaria (il serizzo) ed una intrusiva (il ghiandone, varietà di granodiorite che deve il nome ai grossi cristalli di ortoclasio a forma di ghianda diffusi in una massa di fondo granulare), e magari pensasse che le lastre siano due... precisiamo che si tratta proprio di un'unica lastra nella quale si vedono entrambi i litotipi. Infatti in alta Val Codera il ghiandone poggia sul serizzo e il passaggio non è netto perché il ghiandone si è intruso successivamente nella roccia metamorfica già in posto.

Non sappiamo se anche in questo caso la pavimentazione sarà rimossa, però l’accatastamento di alcuni cordoli già non più in posto ci fa temere il peggio.
Se i nostri timori saranno malauguratamente confermati questa mancanza di attenzione per dettagli tutt’altro che insignificanti e questo distruggere con le nostre stesse mani quanto c’è di buono nelle nostre città davvero rattrista.
Specialmente quando non manca l’esigenza di interventi che davvero sarebbero necessari e sensati su edifici il cui stato indecoroso è sotto gli occhi di tutti ed è una vergogna per Milano.

Pericolo scampato (almeno per questa volta!)
Passando in piazza Scala appena prima di Natale vi abbiamo vista completata la piazzetta.
Il monumento a Ricordi vi è stato ricollocato (confermando tutte le nostre perplessità iniziali: infatti fa abbastanza tristezza messo lì in un angolo quasi a perdersi fra le auto che arrivano dal Teatro dei Filodrammatici e quelle che si vede passare davanti.
Una statua non è come un gioiello che "va bene su tutto". Questa ci sembra sia stata pensata per un luogo chiuso ed appartato e risulta abbastanza fuori posto là dove è stata messa.
Comunque accontentiamoci: dove stava prima (a vigilare sterpaglie) stava comunque peggio ed il monumento a Montanelli ai Giardini Pubblici crediamo susciterà al suo titolare ben altro risentimento.
Già che c'erano, gli artefici dell'impresa, avrebbero però fatto bene ad evidenziare quanto si è detto in apertura a proposito dell'ubicazione dell'antica sede di Casa Ricordi.

Passando alle panchine che dovrebbero richiamare i tasti del pianoforte sorvoliamo, quando siamo passati noi era un po' troppo freddo perché qualcuno vi si sedesse a sostare, vedremo cosa sucederà con climi più favorevoli anche se (favorevole) non lo è certo il posto. Se l'obiettivo era rimuovere il posteggio di moto comunque questo è stato raggiunto.

Tiriamo infine un sospiro di sollievo per la pavimentazione, che è stata mantenuta. E meno male. Speriamo che questa attenzione sarà una regola anche per il futuro.

Resta attuale invece il tema delle priorità da darsi nel salvataggio di importanti luoghi di Milano.
Gli esempi da portare sarebbero innumerevoli, qui ci limitiamo a citarne uno in una delle zone più frequentate e biglietto da visita col quale presentarsi agli ospiti in arrivo o in partenza da Milano: quel che resta della cascina Pozzobonelli, testimonianza di età sforzesca e forme bramantesche.

A questo piccolo edificio ora quasi in rovina dovremmo invece riconoscenza perché è proprio grazie a quanto vide dipinto negli affreschi, ora illeggibili sotto gli archi del suo portichetto, che il benemerito Luca Beltrami potè procedere alla ricostruzione della torre del Filarete del Castello Sforzesco ipotizzandone l’antica struttura architettonica con qualche fondata conferma.

Senza troppo andare lontano, per reperire i fondi necessari al suo salvataggio sarebbe quindi stato segno di doverosa gratitudine cominciare a destinare a questo piccolo gioiello abbandonato ad incuria e malerbe i soldi utilizzati invece per proiettare insulsi colori disneyani nella notte del Castello Sforzesco riducendolo ad un “baraccone” non lontano parente del più dignitoso “Castello degli orrori” nel luna park che spesso lo fronteggia stazionando nei giardini sotto le sue mura occidentali.

Giovanni Guzzi, ottobre 2016
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