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Meglio dell'audioguida



I tesori umani di Brera

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MEGLIO DELL’AUDIOGUIDA

I tesori umani di Brera


Forse per la prima volta, dopo tanti anni di innumerevoli nostre visite a Brera, nel nuovo allestimento della sala XXI ci soffermiamo ad ammirare un bellissimo San Sebastiano di Dosso Dossi.
Ma, come a suo tempo abbiamo ammesso di aver fatto per Palmezzano (Chi ci guadagna?), ancora una volta il merito di questa attenzione va riconosciuto alle proposte dei Servizi Educativi di Brera. Che non si limitano ad illustrare le opere delle proprie collezioni ma aprono prospettive e stimolano correlazioni con altri dipinti anche presenti in altre sedi espositive di Milano. Nel caso specifico ci invitano a confrontare quello che abbiamo sotto gli occhi con la composizione, molto simile, di un altro Martirio di San Sebastiano di Antonio Campi esposto alla Pinacoteca del Castello Sforzesco. Dove, vedi il caso, siamo stati proprio la settimana scorsa senza averlo notato affatto... e perciò ci torneremo.

Ulteriore conferma di una nostra profonda convinzione: prima ancora di mettere mano agli allestimenti quello che più conta è riconoscere e dare valore al vero tesoro umano di Brera: le persone che ci lavorano, che hanno passione per il proprio lavoro, che conoscono le opere e che vi passano accanto le proprie giornate.

L’abbiamo già scritto in più occasioni sull’Eclettico e su altre testate ma ci piace riconoscerlo ancora una volta: al personale dei Servizi Didattici di Brera dobbiamo davvero tanto per quel che abbiamo imparato sull'arte… con la “pratica” di fronte ai dipinti e non solo sui libri (che pure ci vogliono). Queste persone sanno suscitare in chi le ascolta la curiosità di ampliare le proprie vedute e viaggiare di quadro in quadro anche attraverso opere che, in loro assenza, il visitatore non esperto non noterebbe nemmeno.

A questo proposito lanciamo al nuovo Direttore la proposta di ripristinare la figura dell’assistente tecnico di sala; avviata alcuni anni fa ma successivamente, poco alla volta, nei fatti “decaduta”.
La materia prima c’è (il personale), e non è difficile fare in modo che l’iniziativa abbia successo.
È sufficiente informare bene i visitatori all’ingresso della presenza di questi “angeli custodi” e renderli facilmente identificabili: ad esempio bella coccarda colorata al posto dell’odierna “targhetta” semi invisibile ed illeggibile - se non da una distanza più che ravvicinata che è altamente improbabile (e non auspicabile) che visitatori e personale raggiungano.

Un’altra idea potrebbe essere quella di dotare il personale di eleganti divise, differenziate fra custodi e assistenti di sala. Un po’ come in ospedale - il paragone non sembri irriverente - dove il colore del camice permette di riconoscere gli infermieri dagli altri operatori non medici.

Fra tutte le proposte che in queste pagine dedicate a Brera andiamo elencando non occorre spiegare perché siamo certi che questa sarà particolarmente presa in considerazione dal Direttore Bradburne!
Siamo altrettanto certi che ad una proposta di collaborazione in questo senso, le case di moda milanesi non mancherebbero di rendersi disponibili, magari anche a costo zero come forma di sponsorizzazione.

Tornando al contenuto principale della proposta, siamo convinti che il pubblico gradirebbe molto il servizio. Specialmente se l’operatore non fosse “passivo” ma andasse incontro ai visitatori come, nelle vie attorno a Brera, i camerieri invitano i passanti a sedersi ai tavolini dei rispettivi locali.

La persona competente ed appassionata (e sappiamo per esperienza che nel personale di Brera di queste persone ve ne sono tante) vale ed è più efficace di qualsiasi audioguida.
Né toglie lavoro alle guide professioniste perché si rivolge ad un pubblico diverso, ovvero quello dei visitatori occasionali ed autonomi.

Siccome abbiamo l’impressione che la nuova direzione di Brera sia convinta di questo almeno quanto noi… siamo fiduciosi che quanto suggerito potrebbe presto diventare realtà.

Giovanni Guzzi, aprile 2016
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