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La pittura della Romagna nel Quattrocento



Non un riflesso provinciale di Ferrara

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LA PITTURA DELLA ROMAGNA NEL QUATTROCENTO

Non un riflesso provinciale di Ferrara

Anche per il territorio che va all'incirca da Piacenza sino a Ravenna, tra Po e Appennino, la scoperta dei testi figurativi rinascimentali e la loro sistemazione filologica (indispensabile per tesserne la trama storica) sono avvenute secondo la medesima vicenda già occorsa per altre aree italiane. È accaduto cioè che la grande rinomanza, del resto pienamente giustificata, dì uno dei centri di produzione artistica ha fatto dimenticare, ritardandone anche a lungo l'indagine, l'esistenza di altri centri limitrofi, anche quando il peso della loro presenza nelle vicende figurative rinascimemali non è stato indifferente. Il caso della Toscana è assai significativo: Firenze ha a lungo eclissato Siena, e quando esistevano già da tempo studi e monografie sul Botticelli (per non citare che un solo nome) il Sassetta doveva attendere a lungo prima di venir riesumato dall'oscurità, cosa che avvenne soltanto agli inizi del nostro secolo grazie alle indagini di Robert Langton Douglas e di Bernard Berenson. Quanto poi ad un altro centro toscano, Lucca, solo negli ultimi decenni sono state riscoperte le numerose personalità (talvolta di singolare fisionomia) e i complicati intrecci culturali che caratterizzano il locale Quattrocento.

Senza voler coprire, in una siffatta indagine, tutto il territorio italiano, è palese che, nel caso dell'Emilia, lo scompenso negli studi sui vari centri resta più sentito che altrove. Il ruolo egemone di Ferrara come sede di cultura; lo straordinario nodo realizzatosi intorno alla metà del secolo grazie alla presenza di Piero della Francesca, Ruggero Van det Weyden e Jacopo Bellini; la triade di geni pittorici locali, Tura, Cossa e Roberti; il prestigio degli studiosi che si sono occupati di arte ferrarese: sono tutte le cause all'origine dell'incerta oscurità che avvolge ancora oggi lo svolgimento della pittura nella Bologna di Giovanni II Bentivoglio, di ciò che accadeva a Piacenza, degli scarsi progressi realizzati (dopo l'avvio nel tardo Ottocento) dalle ricerche relative a Parma e Modena. Tuttavia, dove l'attenzione predominante sugli eventi ferraresi ha provocato un blocco delle indagini (sino ad awolgere in un unico, oscuro impasto un mosaico di centri produttivi che si intuisce essere stato molto complesso nella sua diversif:ìcazione) è la zona che da Imola giunge all'Adriatico, quella cioè che viene denominata Romagna. A scavare, anche in superficie, nelle sue località grandi o piccole, risulta che la dizione di 'Scuola Romagnola' è soltanto una generica etichetta, sostenuta da una sorta di pigrizia mentale che ricorre ad un vetusto schema storiografico, come quello della suddivisione dell'Arte Italiana in 'Scuole': schema che ignora gli infiniti tasselli della realtà culturale italiana, dove il mosaico degli svolgimenti locali è così fitto da somigliare più ai sedimenti sabbiosi di un grande fiume che non alla solidità immutabile di una pietra. In effetti, il Quattrocento nella Romagna è un vasto territorio di indagine, a cominciare da Forlì: dove il grande genio locale (e di peso nazionale) Melozzo resta un enigma almeno per ciò che concerne la sua prima formazione e le sue più antiche radici culturali, mentre manca tuttora una monografia aggiornata sul suo seguace Marco Palmezzano. E accanto a Forlì, e alla sua colta Signoria, esistono altri centri nei quali si svolse una storia pittorica di varia estrazione e di vario livello, Imola, Ravenna e Cotignola.

La monografia di Raffaella Zama su Francesco e Bernardino Zaganelli spezza questo silenzio durato così a lungo. Considerati talvolta come un riflesso provinciale di Ferrara, i due pittori, qui ben delineati ed esaminati grazie ad un catalogo assai nutrito, si rivelano come due personalità sostenute da un alto livello qualitativo, e provviste di un timbro poetico spesso di innegabile efficacia. Io mi fermo qui, lasciando che parli la raccolta delle immagini e il commento che le accompagna.

Federico Zeri, presentazione da
"Gli Zaganelli" di Raffaella Zama
Luisè Editore, 1994
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