L'Eclettico



Leopardi e l'EXPO



E la metafora dei lupi gialli

L'ECLETTICO - web "aperiodico"

LEOPARDI E L'EXPO

E la metafora dei lupi gialli in plastica sui caselli di Porta Venezia

 

Non amo le piaggerie. Ma davvero mi piace trovare sull’Eclettico articoli documentati e meticolosi, non ultimo Expo a metà del guado, non caratterizzati dalle sirene accattivanti dell'equilibrismo e dell'intrattenimento.
Mi appaiono anzi temerari, direi leopardiani. Anche Leopardi si azzardava a sbeffeggiare i non discutibili avvenimenti, che oggi diremmo Eventi: l'illusoria sicumera del Secolo, che investe sulla "sapienza economica" e sulle "gazzette"; l'industria e i giornali; il soldo, "quasi che i danari in sostanza sieno l'uomo; e non altro che i denari". Nei Canti e nei Pensieri criticava "lo spirito mercantile", l'omologazione nel vivere e nel fare, le astuzie, le ipocrisie e la vanagloria esibita.
Forse sembro enfatico nel ricordare il recanatese che si sottraeva all'adulazione del "secolo proprio", del suo tempo presente.

"...Al secol proprio vuolsi,
non contraddir, non repugnar, se lode
cerchi e fama appo lui, ma fedelmente
adulando ubbidir..."

G. Leopardi, Palinodia. Al Marchese Gino Capponi

Ma non è meno scomoda la posizione di chi non si adagia sul tempo presente, proclamato ieri come punta di diamante della storia e oggi completamento definitivo e soddisfatto, insomma la "fine della Storia". In quanto "gazzetta elettronica", rappresentate un fatto incontrovertibile. Cioè il contrario di una fede cieca negli inviti - interessati? - di molti “esperti” che vivono nei quartieri alti in nome del "that's the economy baby" con annessi effetti collaterali quali le "bolle speculative".

Forse più amaramente, a proposito di temi snaturati dall'Edizione Expò 2015, va ricordato il compianto Renato Bazzoni - co-fondatore nel 1975 del Fondo per l’Ambiente Italiano - il quale in Amare L'Italia (FAI, 2015) scriveva: "... Soprattutto fra il '60 e il '65 il boom economico produce un boom edilizio che ha scosso la Brianza forse più di qualsiasi altra regione italiana. Sul finire di quegli anni... Ci si è guardati in giro e ci si è trovati di fronte a un Paese imbruttito, involgarito, immiserito nei suoi valori d'ambiente […] Possiamo oggi vedere quanto si è perduto, ed è molto. In alcune zone è moltissimo”.

Di fronte a siffatto "orgoglio italiano" e commistioni affaristiche mi sento più orgoglioso ricordando il poeta recanatese succitato.
O lo scrittore Giuseppe Pontiggia, il quale (in Prima persona - Oscar Mondadori) osava affermare che la legge del profitto è distinta dalla legge della maggioranza, perché la democrazia e il principio maggioritario non possono ignorare, sui problemi etici, il dissenso minoritario.
"La legge del mercato imponeva la devastazione dell'ambiente, ma una minoranza di ecologisti ha cominciato a sottrarglielo. La speculazione edilizia, che nel dopoguerra ha distrutto paesaggi e patrimoni artistici, è stata combattuta da poche persone. Ricordo il coraggio scostante di Antonio Cederna (Archeologo, critico d'arte, giornalista - nda), accompagnato spesso dalla irrisione e, ora che è scomparso, elogiato con debita impudenza da quelli che lo osteggiavano".

E continuava "La legge del mercato non ha dunque la fatalità irrevocabile della legge di gravità, come amano suggerire i suoi rassegnati quanto soddisfatti divulgatori. Porla a fondamento di una società democratica vuol dire, se sono in gioco i valori della persona, scambiare per giustizia la sua violazione".
Un clamoroso esempio di Idealismo “anti”-economico e poco pragmatico riferito dal Pontiggia fu l'abolizione della schiavitù ad opera del Parlamento inglese nel 1807-1808, dove evidentemente non governavano i rivoluzionari o Napoleone. Le idee abolizioniste non furono favorite da motivazioni di utilità alcuna, danneggiando proprio gli interessi del commercio britannico!

Insomma, ai nostri interessati amministratori e imprenditori, non è che manchi qualcosa, oltre la cultura del fare? Mancano le idee, la lungimiranza nel salvaguardare i beni comuni. Certo, se manca anche il tarlo del dubbio su decisioni che possono rivelarsi anti-economiche, stiamo freschi.
Di economia mi intendo poco, ma se la stessa civitas è intesa soprattutto quale divertimentificio e intrattenimento, cosa rischiamo di lasciare indietro?
Rimane comunque, a mio parere, tragicocomico, di fronte ai conteggi dei visitatori Expò e ai mantra del "penso positivo", leggere i giudizi di una Archistar come Jacques Herzog: "Le esposizioni sono un format datato e... noioso. La loro innovazione culturale, tecnica e politica è scaduta con la fine della modernità... Da quel momento sono diventate puro intrattenimento e uno spreco di soldi e risorse...".

Da parte sua Alberto Contri, esperto in comunicazione e Presidente di Pubblicità Progresso, su Il Sussidiario.net afferma: "... Quello che non va bene è che, nel farlo, si tradisca il desiderio di ripagare l'investimento anche al prezzo di dimenticare o... modificare la missione dell'intero progetto... Così, se si cominciano a proporre spot che mostrano migliaia di persone felicemente attovagliate... per una allegra bisboccia, e poi si attinge a una semantica che ci rimanda... ad Arcimboldo e alla sua crassa opulenza (dalla mascotte incredibilmente incoerente con il tema, alle statue pantagrueliche che ti accolgono all'ingresso Triulza), se poi si continua a dare tutto questo eccessivo spazio ai gourmet vorrei capire che ci azzecca un pasto raffinatissimo che costa carissimo con il tema originale, se si insiste pure con manifesti usciti in questi giorni che tradiscono il vero pensiero degli organizzatori (Expò: il ristorante più grande del mondo), fino a giungere ad un vero e proprio insulto nei confronti del miliardo di persone che non hanno nulla o quasi da mangiare (Expò: una festa con sette miliardi di invitati)... e via cosi... Vuol dire che come minimo ai vertici c'è una non eccelsa conoscenza dei meccanismi della comunicazione...".

Dunque siamo alla Cultura del fare o dello strafare? Forse risulterebbe più a tema l’orto di casa. Almeno è percorribile in breve tempo!

Comunque, cari autori e lettori dell'Eclettico, se fate un giro a Porta Venezia e osservate cosa c'è sopra i due severi e solenni caselli daziari, casomai vi sentiate superati e inattuali come domande e senso critico, vi potreste aggiornare: sopra le suddette architetture vedrete... delle raffigurazioni di lupi, di un intenso colore giallo. Una trasfigurazione vivace ed allegra, forse metaforica, dei tanti "lupi" intorno ad Expò.

Con ciò concludo e faccio i miei più sentiti Auguri agli attivi autori dell'Eclettico.
Grazie a voi su un monitor, nell'era delle connessioni internet per far shopping o ascoltare musica, nell'era dei multi-media capaci di tante combinazioni, di foto, tv, giochi, si può apprezzare anche il valore della lettura, ricca e non superficiale.
Qui dunque possiamo anche ritornare, lontani dalla fretta. Non è poco!

Patroclo Crisci, Settembre 2015
© Riproduzione riservata