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Il superclavicembalo Taskin di Milano



Un sopravvissuto ai "fumi" della Rivoluzione Francese

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IL SUPERCLAVICEMBALO TASKIN DI MILANO

Fra gli ultimi sopravvissuti ai "fumi" della Rivoluzione Francese

 

Assiduo frequentatore dei concerti di musica antica fra gli arazzi del Bramantino nella Sala della Balla nel Castello Sforzesco di Milano, più di una volta ho ascoltato il suono del clavicembalo Taskin del 1788 che appartiene alla collezione del Museo degli Strumenti Musicali.

In queste circostanze chi introduceva il concerto faceva sempre riferimento all’importanza di questo strumento, ma mi era sempre rimasto il dubbio del perché di questa affermazione. Una lacuna finalmente colmata quando, in uno degli ultimi appuntamenti, è stato ricordato che si tratta di uno strumento costruito a Parigi a fine settecento con caratteristiche che ne facevano una sorta di “superclavicembalo”, più grande ed evoluto di quelli barocchi grazie all’estensione più ampia della tastiera ed all'aggiunta di un nuovo registro: il cosiddetto “peau de buffle” - pelle di bufalo - che consentiva di ottenere suoni più dolci rispetto al suo caratteristico “pizzicato”.
È noto infatti che la diversità fra clavicembalo e pianoforte consiste nel fatto che in quest’ultimo le corde sono percosse da martelletti mentre nel clavicembalo sono pizzicate da penne.
Nella foto a lato, che mostra il particolare dei "salterelli", si vede la disposizione dei quattro registri (dal basso verso l'alto): i tre "di penna" e il quarto "peau de buffle".
A questo proposito è simpatico rivelare ai lettori più curiosi che di tratta di vere e proprie penne d’uccello, ed in particolare queste del Taskin sono oggi penne di un rapace: la poiana. Ma gli amanti dei volatili non si spaventino, al suo restauratore sono fornite dalla LIPU (la Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli) che le recupera da quelle perse naturalmente durante la muta.

Tornando alla tecnica esecutiva musicale in relazione alle caratteristiche costruttive dei rispettivi strumenti, dosando la forza con la quale “attacca” i tasti il pianista può ottenere effetti dinamici che al clavicembalista non sono consentiti. Con il cuoio del suo “peau de buffle” il Taskin in una certa misura colma questo divario, anche se è bene puntualizzare che in realtà il clavicembalo una dinamica la ha: si tratta di almeno 3 decibel, un livello di pressione sonora che comunque l’orecchio umano è in grado di percepire.
Tutto questo avveniva in un’epoca nella quale il pianoforte (il cosiddetto fortepiano) si affermava prendendo il sopravvento nel gusto del pubblico e dei compositori.
Lo stesso Mozart in Austria aveva già conosciuto i nuovi pianoforti di Stein che lo avevano entusiasmato. Per avere un’idea del grado di perfezione al quale arrivava questo maestro costruttore e di quale studio ci fosse dietro i suoi risultati, basta riferire che il volume di suono che ricercava si collocava “fra il pianissimo e il nulla”!

Arrivando a Parigi, Mozart dunque si sorprende per il fatto di non trovarvi gli strumenti ad essi analoghi che si attendeva, e di trovarvi, invece, la versione molto evoluta di clavicembali che abbiamo descritto.
Ciò non significa che non li apprezzasse ugualmente.
In effetti Mozart non si esprime mai sulla predilezione per un genere di strumento rispetto ad un altro. Quando parla di quelli che ha suonato dice soltanto se era o meno un buon pianoforte, un buon organo, un buon clavicembalo… se suonava bene o male.

E il Taskin, come abbiamo potuto verificare di persona, suonava molto bene, sia come potenza di suono sia come qualità, che ad esempio, nel citato registro “peau de buffle”, grazie alla sostituzione della penna con il cuoio era davvero dolcissima.
Il suo costruttore, Pascal Taskin, che fabbricava anche pianoforti, era infatti uno degli artigiani più bravi, abilità grazie alla quale assurse al ruolo di cembalaro del Re, con tutti i privilegi e gli emolumenti che l'incarico comportava.
Collaterale alla sua apprezzatissima produzione di clavicembali autografi, Taskin, come altri fabbricanti parigini del tempo, si dedicava anche a restaurare ed ampliare strumenti seicenteschi (aggiungendo note alla tastiera e, di conseguenza, allargandone la cassa), e particolarmente quelli prodotti da una famiglia di costruttori fiamminghi del secolo precedente: i Ruckers.
La prassi del rinnovamento di strumenti fiamminghi a Parigi era largamente accettata e apprezzata ed i cembali Ruckers messi in "ravalement" da Taskin erano considerati autentici gioielli.
Che sia stato perché sul mercato valevano 10 volte uno nuovo, o perché non ve ne fossero di autentici in numero sufficiente da soddisfare tutte le richieste... fatto sta che a Taskin non era estranea anche l'attività truffaldina di "mascherare" alcuni dei suoi nuovi strumenti per farli apparire come fossero dei Ruckers, e venderli come tali!
Non era l'unico del resto. Si arrivava addirittura al punto di rigare appositamente la vernice di uno strumento nuovo in punti strategici, dal lato degli acuti, per lasciar credere all'acquirente che si trattasse dell'aggiornamento di un clavicembalo antico!
Come qualità, invece, questi strumenti francesi avevano raggiunto un tale, straordinario, livello di raffinatezza che, a detta degli esperti, li pone ai vertici della loro categoria, al di sopra degli stessi modelli fiamminghi sotto le cui sembianze a volte si nascondevano.

Il nostro Taskin di Milano, ad esempio, di autenticamente fiammingo ha la sola rosetta Ruckers inserita nella tavola armonica (foto a lato). Attorno ad essa è stato costruito tutto lo strumento e, per rendere più credibile il camuffamento, anche la stessa tavola armonica è stata dipinta simulando lo stile nordico di oltre confine.

Costruttivamente sembra sia il risultato di due rimaneggiamenti di uno strumento precedente con allargamento inusitato di un mi grave ed, appunto, l’inserimento del quarto registro “peau de buffle”.
Per cambiare i registri mentre si suona senza dover togliere le mani dalla tastiera ha anche ginocchiere: ossia leve che si azionavano con le ginocchia spingendole in alto ed incastrandole lateralmente. Nei restauri ai quali lo strumento è stato sottoposto non si è riusciti a mantenere questa funzionalità quindi il cambio dei registri deve essere fatto a mano, interrompendo l’esecuzione, e con non poca fatica!

La questione del restauro è un problema delicato col quale chi è preposto alla custodia degli strumenti antichi si deve confrontare in continuazione. Poiché la funzione principale di un museo è la conservazione, la condotta che si tiene dipende dal fatto che lo strumento sia o meno in grado di suonare ancora.
Se non è più possibile utilizzarlo lo si mantiene così com’è: come documento e per studiarne le caratteristiche costruttive ricavandone informazioni utili, sia per costruirne copie sia per il restauro di quelli che, invece, possono ancora suonare.
Su di essi si accetta il compromesso di intervenire con piccole, circoscritte, operazioni e con la consapevolezza che, per quanto rispettose possano essere, modificheranno necessariamente l’originalità dello strumento che, dopo l’intervento, non sarà più lo stesso.

Purtroppo di questo modello di clavicembalo oggi restano soltanto 12 esemplari. Solo 6 di essi possono ancora essere suonati e di questi in Europa se ne conservano 3. Ragion per cui risulta ora facile comprendere quale valore abbia il Taskin di Milano.
Il motivo di questa rarità è legato alla Rivoluzione Francese del 1789. Risulta infatti che un paio di anni dopo la presa della Bastiglia i rivoluzionari si dedicarono alla loro sistematica distruzione, in quanto emblema della società aristocratica che avevano voluto rovesciare.
Come conseguenza del loro venir meno, anche la memoria dei musicisti che per essi avevano composto pian piano si perse, visto che non si disponeva più degli strumenti adatti ad eseguirla. E si trattava di personalità tutt’altro che di second’ordine. Mozart scrive di loro nelle sue lettere chiedendo che gliene fosse procurata la musica per darla da studiare ai suoi allievi, e da essa trasse anche ispirazione per sue composizioni.

Una recente ricerca della clavicembalista e musicologa Giulia Nuti è stata finalizzata a riscoprire questo repertorio e ad inciderlo in un pluripremiato CD musicale la cui registrazione è stata effettuata proprio sul Taskin di Milano ed ha quindi l’ulteriore valore aggiunto di fissare il suono dello strumento rendendone possibile l’ascolto anche quando non sarà più possibile suonarlo.
L’album, che porta il titolo "Les Sauvages - il clavicembalo nella Parigi pre rivoluzionaria", è stato significativamente presentato nella Sala della Balla del Castello Sforzesco suonandone alcuni brani per il pubblico sul Taskin della collezione milanese, ma di questo scriveremo in altra occasione.

Giovanni Guzzi, luglio 2015
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Per i contenuti tecnici di questo articolo (e per le foto pubblicate) dobbiamo un ringraziamento speciale ad Augusto Bonza, restauratore del Taskin ed appassionato comunicatore dei segreti del suo lavoro.
Talmente appassionato da far venire voglia di stare ad ascoltarlo per ore... esattamente come accade per lo strumento affidato alle sue cure!