L'Eclettico



Il dilemma dell'obliteratrice



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IL DILEMMA dell'OBLITERATRICE

 
Fra i dilemmi che arrovellano i più colti fra i viaggiatori sui mezzi pubblici ve n’è uno, curioso, in cui ci siamo imbattuti su un forum online dell’Accademia della Crusca e riguarda le famigerate “obliteratrici”. Siamo parlando di quelle macchinette che, nelle stazioni ferroviarie, costituiscono l’ultimo baluardo che si frappone fra il viaggiatore, finalmente in possesso di un biglietto per il treno di cui è riuscito ad individuare il binario di partenza e l’agognata salita in carrozza (si legga quanto scritto in proposito: Tutto tranne il treno, Biglietterie opzionali, Chilometri segreti, Tre indizi fanno una prova, La semplificazione che condiziona).
Come ben noto, per non incorrere nel rischio di una multa, prima di salire in treno, è opportuno utilizzarle per convalidarvi il proprio biglietto. Quando l’obliteratrice funziona, presupposto da non dare affatto per scontato, affinché faccia come si deve il suo compito è necessario inserirvi il biglietto combinando sapientemente due componenti, longitudinale e trasversale, di un movimento che solo i più superficiali possono ritenere banale. Al contrario, viene da pensare che sia stato probabilmente studiato per valutare il livello di intelligenza degli utenti.
Se dunque tutto va per il meglio, sul biglietto si ottiene un timbro che, indicando stazione di partenza data ed ora, ne definisce l’ambito di validità. Ed è questo il punto sul quale è stata posta la questione linguistica. Consultando un dizionario alla voce “obliterare” si trovano le seguenti definizioni: 1 lett. Cancellare con segni o macchie sovrapposte uno scritto, un disegno e sim. - 2 fig. Cancellare dalla memoria, dal ricordo; far dimenticare: ogni anno che passa oblitera i ricordi degli anni passati - 3 bur. Annullare con apposito bollo o altro contrassegno: o. un francobollo, un biglietto dell'autobus - 4 med. Chiudere, occludere: o. una cavità, un condotto (Aldo Gabrielli, Grande Dizionario Italiano). E, perciò, osservano i letterati, mentre la radice latina rimanda a "cancellare le lettere" e i vari usi suggeriscono il significato di “rendere non valido”, “annullare”, nella vita quotidiana, quando sentiamo o leggiamo questa parola, essa ha proprio il significato opposto: i biglietti del treno o dell’autobus vanno obliterati per essere resi validi. In effetti sembrerebbe essere una parola che indica contemporaneamente un’azione e il suo contrario.
Lasciando gli accademici alle proprie dissertazioni, nelle quali non abbiamo la competenza necessaria per addentrarci senza rischiare brutte figure, osserviamo che, a prescindere da ciò, l’obbligo di convalida (che ci sembra il vocabolo più appropriato) sia uno scaricare sui passeggeri un fastidio aggiuntivo, che ci pare non dovuto per i biglietti su cui sono indicate le stazioni di partenza e di arrivo. Sta alle ferrovie, con l’apposito personale, verificare se i viaggiatori sono in regola.
Qualcuno potrà obiettare: su certi treni la gente è talmente accalcata che i controllori hanno difficoltà a passare. Ma in questo caso è un problema più grave costringere le persone a simili condizioni di viaggio. D’altra parte, anche con vagoni comodamente percorribili, ci è più volte capitato di attendere invano il passaggio del personale di controllo. Se in un’occasione abbiamo individuato dov’era nascosto (leggi Tre indizi fanno una prova), per lo più abbiamo completato viaggi di ore, dalla stazione di formazione del treno alla sua destinazione finale, senza vederne l’ombra.
Incapaci di far lavorare come si deve i propri dipendenti meno solerti le Ferrovie, quindi, trovano più comodo limitarsi a ripetuti avvisi dall’altoparlante che invitano i passeggeri alla “disponibilità a mostrare il biglietto al personale di controllo”, sempre che passi, ed a “verificare se è compilato a dovere”; giusto per complicare la linguistica: non ci risulta che i biglietti siano compilati dai viaggiatori e poi se ormai uno è in treno come fa a convalidarlo?
Così, come spesso accade, chi non vuole o non sa fare qualcosa, ne ribalta l’onere su chi non può opporsi. Dunque, anche chi è in possesso di un biglietto che richiederebbe soltanto di essere controllato, deve arrivare al treno con buon anticipo per essere sicuro di trovare un’obliteratrice funzionante. A chi scrive è capitato (il 28 luglio 2013) di dover partire dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano e di dover arrivare fino al 18 per riuscire finalmente a convalidare il biglietto, dopo vani tentativi in tutte le obliteratrici (due per banchina) presenti in testa ai binari percorsi.
E mal me ne incolse… il treno non è poi partito costringendomi a rinunciare al viaggio ma il capotreno mi ha detto di non poter annullare il timbro e che per ottenere l’annullamento mi sarei dovuto recare in biglietteria! Ma questa è un’altra storia.
 
Giovanni Guzzi, agosto 2013
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