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Mario e Marco sul treno che corre



Alta Velocità: beneficio per tutti o privilegio per pochi?

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MARIO E MARCO SUL TRENO CHE CORRE

L’Alta Velocità è davvero un beneficio per tutti o è un privilegio per pochi?

 
Mario Calabresi e Marco Tarquinio, rispettivamente direttori dei quotidiani La Stampa ed Avvenire, rispondendo a lettori ed organizzazioni di cittadini contrari all’Alta Velocità ferroviaria hanno invece manifestato un’opinione positiva sull’opera.
Calabresi, elogiando il “popolo del Sì”, i milanesi intervenuti per rimediare in prima persona ai danni prodotti dai No EXPO il giorno dell’inaugurazione dell’appuntamento planetario, afferma che questa infrastruttura, garantendo il collegamento Milano-Torino in meno di un’ora, favorisce il pendolarismo turistico culturale fra le due città, con beneficio delle locali economie ed aiuta Torino “ad uscire dalla sua marginalità geografica”.
Tarquinio apprezza il fatto che il treno veloce gli consente di presenziare a incontri pubblici nel sud Italia minimizzando il suo dispendio di tempo per raggiungere la meta.
Da parte mia, tralasciando le problematiche ambientali relative al progetto, sulle quali non mi interessa ora argomentare, semplicemente osservo che la mia quotidianità, come quella di molte altre persone, consiste nel trascorrere ogni giorno un tempo troppo lungo sui mezzi pubblici per raggiungere da casa il luogo di lavoro (e farvi ritorno).
Siamo nel Nord Milano, a cavallo fra le province di Milano e Monza Brianza, dove i mezzi pubblici non mancano e, tuttavia, si impiegano quasi 120 minuti per percorrere un tragitto di soli 25 km fra Cusano Milanino e Vimercate: in totale 240 minuti al giorno, oltre il 50% dell’orario di lavoro!
Per essere coerente con le mie convinzioni ed usare meglio il mio tempo, rispetto allo stare un’ora alla guida di un’auto(IM)mobile nel traffico preferisco passarne due leggendo (magari i quotidiani citati) sui mezzi pubblici. Fra l’altro ne devo cambiare 3 o 4 (mezzi, non quotidiani, ovviamente!) per tratta: a seconda dell’umore o del piede più o meno caldo dei conducenti, del battito di una portiera a Settimo Milanese che può provocare un ingorgo a Concorezzo o di due o più gocce di pioggia che mandano in tilt la circolazione veicolare.
Quando ho cominciato a fare questo percorso, negli anni conclusivi del Novecento, il tempo necessario era la metà!
Spesso, per criticare le cose che non vanno, si dice che manca la volontà politica.
Credo invece che la situazione descritta sia esattamente effetto della volontà politica di privilegiare sempre il trasporto automobilistico privato e le convenienze di pochi che sanno farsi ascoltare.
E dipenda dal fatto che chi prende le decisioni in genere guarda la realtà sulla quale è chiamato ad intervenire dall’alto dalla propria ottica privilegiata e ben di rado si mette nelle condizioni di chi se la passa peggio.
Infatti mi domando, cosa favorisce davvero l’economia: il lavoro quodidiano di innumerevoli pendolari o le spese di un numero ben più limitato di turisti?
Ed è una società equa quella che, con le risorse economiche della collettività, antepone l’esigenza del direttore di un quotidiano di poter comodamente attraversare l’Italia per il lungo per partecipare a un convegno (quanto davvero essenziale?) mettendogli a disposizione mezzi di trasporto efficienti (ed un salario che gli permette di pagarseli, o un’azienda che gli rimborsa la spesa) mentre non fa altrettanto per chi può arrivare a spendere un decimo dello stipendio per un servizio che non lo è certo altrettanto?
Pur apprezzando che vi sia attenzione all’argomento dei disservizi sul trasporto pubblico (ho già letto anche altre inchieste giornalistiche sul tema), osservo purtroppo che agli onori delle prime pagine nazionali arrivano per lo più le vicende legate a problemi relativi all’alta velocità o al trasporto aereo, mentre i problemi quotidiani dei pendolari sono sempre limitati a box di poche righe nelle pagine della cronaca locale. Se ne capisce facilmente il perché: si tratta dei mezzi utilizzati da chi ne scrive o ne racconta.
Allora, gentilissimi Marco e Mario, proprio perché siete persone che stimo sono sicuro che accoglierete favorevolmente il mio invito ad accompagnarmi per una settimana avanti e indietro sui mezzi del mio “calvario” quotidiano e ad utilizzare le informazioni che raccoglierete per avviare una campagna di stampa, continua a martellante come altre che vi hanno fatto e vi fanno onore, che mantenga costantemente accesi i riflettori dei mezzi di comunicazione su queste ombre.
All’apparenza le si potrebbe ritenere poco interessanti per i lettori, ma Tommaso Besozzi, un grande giornalista non noto alla pubblica opinione quanto meriterebbe, diceva che: “se sei in una baracca nel deserto e sai guardare attorno, perché non si tratta solo di guardare, si tratta di vedere, puoi scoprire una storia meravigliosa”.
Sull’Eclettico storie di questo genere si possono già leggere.
Se proprio sarete impossibilitati ad accompagnarmi potrete farle raccontare a me.
 
Giovanni Guzzi, maggio 2015
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