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Rossini "cignale di Lugo"



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UN ROSSINI INASPETTATO
i Péchés de vieillesse a Lugo di Romagna

 
“Cigno di Pesaro” questa autodefinizione di Gioachino Rossini è ovunque conosciuta. Ma non è completa, infatti, continuando scherzosamente i riferimenti al mondo animale, la sua seconda parte recita “cignale (cinghiale ndr) di Lugo”, cittadina romagnola di cui era originario suo padre e dove la famiglia Rossini tornò a vivere nel 1802. Qui Gioachino, che aveva dieci anni, ricevette la prima istruzione musicale degna di questo nome nella scuola dei fratelli canonici Malerbi che diedero al suo talento le basi necessarie a svilupparsi come tutti sappiamo.
 
Seppur per rapidi cenni ecco dunque spiegata l’esistenza a Lugo di Romagna di un percorso rossiniano che, passando dalla modesta abitazione di famiglia ad una bellissima saletta tappezzata di rosso a lui dedicata nella Rocca Estense - oggi sede del Comune - e nella quale campeggia un suo ritratto (sotto il quale abbiamo avuto l'onore di poter a nostra volta suonare in una sorta di concerto privato per un musicista ed una spettatrice: ovviamente grazie alla notoria ospitalità della gente romagnola, nello specifico del Sindaco e del suo Capo di gabinetto, che ci ha - per di più - fornito lo strumento!) culmina nel Teatro Rossini (www.teatrorossini.it 0545-38542): dedica inaspettata per il visitatore di passaggio, ignaro di quanto sopra abbiamo premesso, e voluta per acclamazione dai “Comizi Consigliari” il 21 febbraio 1859.
 
Diversamente da altre vicende di natali contesi, tipiche dell’Italia dei campanili, le istituzioni musicali di Lugo e Pesaro hanno invece avviato una valida collaborazione. A titolo di esempio valga un concerto del pianista Bruno Canino al quale abbiamo avuto l’opportunità di assistere proprio a Lugo tempo fa. Organizzato dall’Associazione Amici del Teatro Rossini di Lugo in collaborazione con la Fondazione Rossini di Pesaro, ha offerto all’attento pubblico in sala un Rossini meno consueto nei programmi concertistici. Quello dei Péchés de vieillesse per pianoforte, composti a Parigi in tarda età, che sono, così li ha definiti Canino, “antipasti” di compositori del secolo successivo come Satie e Cage. Curiosa caratteristica di questi brevi pezzi sono i titoli bizzarri, il più delle volte senza un effettivo legame con la musica (Première communion) ma qualche volta attinenti come nella Marche e Réminiscences puor mon dernier voyage, in cui Rossini immagina di bussare alle porte del Paradiso (e il pianista lo fa sulla cassa del pianoforte) ed elenca i suoi meriti proponendo temi dalle sue opere più celebri (Guglielmo Tell ed altre), e nel Petit Caprice (Style Offenbach) sul quale, da buon napoletano quale è, il maestro Canino ha osservato che Offenbach era al suo tempo considerato un po’ uno jettatore e la diteggiatura del brano vede un frequente uso di secondo e quinto dito della mano: l’indice e il mignolo!
 
Giovanni Guzzi
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